Macigno fiscale sulle case

mercoledì 10 febbraio 2021


Le tasse sugli immobili, in Italia, pesano molto, troppo. A dirlo sono i dati. In totale, il carico di imposizione fiscale vale circa 50 miliardi di euro l’anno, suddiviso tra imposte di natura reddituale, patrimoniale, sui trasferimenti, sulle locazioni e sui servizi. La sola Imu – introdotta dal Governo di Mario Monti in sostituzione dell’Ici – produce un gettito di quasi 22 miliardi di euro, rispetto ai poco più di 9 dell’Ici. Colpisce case (anche la prima, se inquadrata in una delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, impropriamente considerate, in quanto tali, “di lusso”), box, locali commerciali, uffici, capannoni, terreni. Non risparmia neppure gli immobili inagibili o inabitabili, per i quali è solo prevista una riduzione alla metà della base imponibile.

Il resto del gettito lo procurano le imposte indirette, come l’imposta di registro, che si applicano in caso di compravendita (circa 9 miliardi); le imposte sul reddito da locazione (Irpef o cedolare secca: altri 9 miliardi); l’imposta di registro e l’Iva sulle locazioni (circa 1 miliardo). Altri 11 miliardi di euro l’anno derivano, per circa 10, dalla tassa sui rifiuti (che va considerata nel conteggio dei tributi sugli immobili, anche perché all’estero è spesso inglobata nell’imposta locale immobiliare) e per un altro miliardo da altri tributi, fra i quali le somme versate ai Consorzi di bonifica (per averne nulla in cambio, a differenza dai fondi rustici).

Peraltro, va evidenziato che i tributi che si applicano su una base imponibile di tipo catastale – come l’Imu – non sono fondate, come spesso si sente dire, su un catasto non aggiornato. Per le seguenti ragioni: nel 1996 – con decorrenza 1997 – le rendite catastali sono state aumentate del 5 per cento; nel 2011 – con decorrenza 2012 – la manovra Monti ha aumentato i moltiplicatori catastali Imu del 60 per cento per le case e in misura analoga per altri immobili; dal 2005 i Comuni possono richiedere all’Agenzia delle entrate il “riclassamento” degli immobili per zone o per singole unità immobiliari, cosa che in città come Roma, Milano, Bari, Lecce ha portato ad aumenti considerevoli delle rendite catastali e, di conseguenza, delle imposte; ogni volta che si interviene in modo significativo su un immobile, questo viene “riclassato” e quasi sempre subisce un aumento della rendita catastale e, di conseguenza, delle imposte.

Questo macigno fiscale che grava sugli immobili, specie quello dell’Imu, ha prodotto danni enormi all’economia. È ora di limitarlo.

(*) Presidente Centro studi Confedilizia


di Corrado Sforza Fogliani (*)