La trovata dei giganti finanziari del web, micronazioni per evadere tasse in Ue e Usa

venerdì 19 febbraio 2021


Il modello di Stato indipendente creato da sir Richard Branson piace a chi porta i conti delle multinazionali di web ed e-commerce. Quindi è pronta la contromossa dei poteri economici sovrannazionali contro gli Stati che vorrebbero tassare i giganti del web, facendo pagare alle multinazionali il pedaggio che coprirebbe i costi d’una sorta di “povertà sostenibile” (ovvero il reddito mondiale di cittadinanza).

Le multinazionali, forti d’una cinquantennale politica di lobbying presso le sedi delle Nazioni Unite (soprattutto su funzionari ed uffici competenti) sono convinte sia ormai tramontata l’era delle micronazioni insignificanti: ovvero di quelle entità che si proclamano stati indipendenti senza ottenere alcun riconoscimento Onu. E’ il caso di dire che, grazie al favore dei mercati, oggi le multinazionali del web controllano le criptovalute e possono costituire stati senza l’opposizione delle sovraindebitate vecchie nazioni. Certamente una delle isole stato più famose è il principato di Sealand, ma nelle nebbie della Manica ci sono isole ben più importanti, e pronte a garantire l’immunità fiscale ai big della finanza elettronica: tutte operazioni che godono il favore della Corona Britannica e dell’organizzazione del Commonwealth. L’idea britannica è la stessa di cinquecento anni fa, ovvero è meglio avere delle isole pirata amiche e contigue: ieri era una concessione dovuta ai bucanieri, oggi è una “commodity” che permette a Londra d’interfacciarsi e controllare i potentissimi mostri multinazionali di web ed e-commerce. In pratica la Corona Britannica sa che i potenti della terra non vogliono pagare le tasse all’Unione europea e, forte della Brexit, li accontenta, permette loro di costituire nuovi stati. Stessa cosa capita negli Usa, dove è stato acquistato in Arizona un territorio grande cinque volte Napoli: le multinazionali del web vi stanno finanziando la nascita di una città-stato autonoma, che garantirebbe ai potenti della Terra l’immunità dal fisco Usa.

Su Netflix è disponibile da un mesetto “L’incredibile storia dell'Isola delle rose”: film di Sydney Sibilia ispirato alla sfortunata vicenda dell’Isola delle rose. Alle spalle di quella micronazione a largo di Rimini non c’erano però i potenti della Terra: veniva fondata nel 1968 dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa. “Era una roba da frikkettoni”, spiegava allo scrivente un barista del luogo. Sorse a largo di Rimini e venne sgomberata dopo 55 giorni dalla Marina Militare dello Stato italiano: i ragazzi beccati a prendere il sole vennero trattenuti in consegna militare. Altri tempi, Giorgio Rosa è figlio dei “sogni al potere”. Oggi per l’Onu la micro-nazione è entità creata da singolo individuo, o da gruppo di persone, che intraprende un percorso istituzionale affinché possa essere considerata dalla comunità internazionale una nazione: ovvero uno Stato indipendente. Tuttavia, il riconoscimento sappiamo essere un iter graduale: spesso queste entità vengono riconosciute dalle organizzazioni internazionali e non da tutti i governi. Di fatto le micro-nazioni alla Giorgio Rosa nascevano sull’onda del grande desiderio di libertà, mentre quelle a gradite ai potenti della terra nascono per evitare che i sovraindebitati Stati nazionali mettano le mani sui patrimoni dei potenti.

Il Principato di Seborga è una via di mezzo tra il sogno di Rosa e gli interessi della finanza web: insiste sulla frontiera tra Italia e Francia, a pochi passi da Montecarlo. E non dimentichiamo la “Pirate Bay” svedese, riuscita persino a far eleggere al Parlamento Europeo un rappresentate del Partito Pirata: Pirate Bay lavora da anni per portare i propri server in un posto esterno alla legislazione europea. Dietro l’accordo tra Pirate Bay e Sealand ci sono oggi i servizi di sua maestà britannica. Di fatto Pirate Bay garantisce sia la libertà assoluta dell’individuo, oltre qualsivoglia censura di legge, che la tutela degli interessi dei potenti della Terra. Sealand è una piattaforma petrolifera a largo delle coste inglesi abbandonata dal dopo Secondo Conflitto, poi occupata da dei civili: oggi è stata allargata e migliorata nella forma di isola, viene gestita sulla terra ferma come un principato indipendente, ed i suoi uffici sono anche nella City londinese.

Il desiderio d’indipendenza che supporta la nascita di queste nazioni è per certi versi similare a quello che motivava i frikkettoni sodali di Giorgio Rosa: gli hippie di ieri sono oggi attempati yuppie, diventati ricchi grazie alla filosofia degli hedge found inventati nel 1970 da George Soros. Questi ricchissimi visionari sono insofferenti verso le imposizioni delle entità statali tradizionali. Queste ultime sono molto grandi, indebitate e corrompibili: ecco perché Stati Uniti, Cina, Russia ed Unione Europea, per quanto altamente tecnocratiche, sono costrette a piegare il ginocchio a cospetto dei potenti della Terra, dei cosiddetti gestori dei mercati.

Le micronazioni di oggi non sorgono in base alla volontà comunitaria. Non sono esperimenti sociali solidali. Sono forme concrete d’attuazione della volontà d’assolutismo finanziario e tecnologico. Sono isole o lembi di terra ferma che garantiscono lunga vita ed immunità ai padroni dei mercati. Rappresentano anche un passo indietro dal punto di vista dei diritti umani: infatti, lo Stato indipendente che sorgerebbe in Arizona garantirebbe la pena di morte nei propri codici ed avrebbe una polizia ultra specialistica (composta da agenti selezionati dalle migliori polizie ed eserciti) pronta a giurare fedeltà al potere e non su una costituzione (come nel Paraguay di Stroessner). Qualcuno potrebbe pure sorridere su queste trovate di pochi miliardari turbo-capitalisti. Investono soldi per creare piccoli stati in cui risiedere per evitare le tasse? E’ altro, di fatto è una risposta alle belligeranze fiscali degli stati tradizionali che, entro il 2025, hanno promesso una fiscalità progressiva nei confronti dei guadagni incamerati dalle multinazionali.

Del resto micro-Stati come il Vaticano, il Principato di Monaco ed Andorra hanno dimostrato di sopravvivere ad ogni fortunale geopolitico, tramandando le loro comunità nel tempo e godendo di riconoscimento internazionale su vera base giuridica. Stati antichi, che si sono dimostrati fiscalmente magnanimi versi i ricchi della Terra più di Ue, Usa e Cina.

Del resto, Vit Jedlicka, presidente di Liberland, s’è ispirato nella sua costituzione ai micro-Stati tradizionali. Certamente le nuove micro-nazioni non nascono come forma di protesta politica, e non sono nemmeno lontanamente assimilabili al regno “Gay e Lesbo” nelle Isole del Mar dei Coralli: la comunità Lgbtq dell’isola (totalmente australiana) ebbe subito il riconoscimento di nazione indipendente perché all’Onu bollarono come omofoba la giurisprudenza australiana.

Ovviamente nessun potente della Terra investe nella creazione di Stati indipendenti in Africa o in Asia, perché le indagini di mercato hanno dimostrato l’estrema pericolosità dei posti: la Repubblica indipendente di Kalakuta in Nigeria venne sciolta dalle truppe regolari di Lagos, dopo aver affettato gli indipendentisti a colpi di machete. Insomma, il modello per l’Onu dovrebbe essere quello d’un pacifismo tecnocratico-finanziario. Una via di mezzo tra la “comunità di Christiania” a Copenaghen (nata in accordo col governo danese per garantire la cultura della droga di “Pusher street”) e quella della Tortuga finanziaria che garantisce l’immunità fiscale per i ricchi filantropi. Del resto, quando gli Stati europei hanno colonizzato Asia, Africa e Americhe vi hanno creato entità statali, poi staccatesi dall’egemonia dei colonizzatori. Del resto la colonizzazione di Marte potrebbe, secondo Elon Musk, presentare nuove opportunità per chi stretto nelle vecchie morse fiscali e giurisprudenziali terrene. Di fatto è iniziata la sfida tra potenti e governi. Questi ultimi promettono tassazione sui super guadagni, e le multinazionali finanziarie s’ispirano all’Isola delle Rose per mettere al sicuro i patrimoni dei ricchi azionisti.


di Ruggiero Capone