La crisi e la burocrazia bloccano il settore degli appalti

lunedì 11 aprile 2022


La burocrazia e i costi eccessivi stanno riscrivendo le logiche degli appalti pubblici per le Pmi della nostra Penisola. Le imprese non riescono più a reggere il ritmo della lentezza burocratica, il ritardo dei pagamenti e il continuo aumento dei costi delle materie prime. In tema di appalti pubblici, la problematica dell’aumento dei costi dei materiali da costruzione e la relativa compensazione prezzi continua a coinvolgere sempre più gli imprenditori, i consulenti e gli operatori. Nel corso dell’ultimo anno, l’impennata dei prezzi dei materiali edili è stata talmente rapida da cogliere impreparate persino le imprese di costruzione. Con aumenti di tale portata, le ditte aggiudicatarie non sono in grado di portare a compimento il lavoro pubblico di cui sono già affidatarie. Nel corso di una recente audizione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza al Senato, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha fatto il punto della situazione elencando le misure intraprese dal Governo per intervenire sulla problematica e sulle proposte da intraprendere contro l’aumento dei costi nel settore delle costruzioni.

La situazione è preoccupante al punto tale da aver costretto il Governo ad intervenire per ben due volte, prevedendo dei meccanismi perequativi obbligatori per i contratti pubblici. Il ministero gestito da Enrico Giovannini ha inviato una circolare alle principali stazioni appaltanti pubbliche (Rete ferroviaria italiana, Anas, Autorità di sistema portuale e Provveditorati alle opere pubbliche) invitandole a pagare le compensazioni sui contratti in essere il prima possibile alle imprese per fronteggiare gli aumenti dei prezzi dei materiali verificatisi nel 2021. Le stazioni appaltanti devono procedere ai pagamenti senza attendere l’anticipo dal Fondo, i cui tempi di trasferimento non devono “condizionare o far posticipare i pagamenti erogabili a valere sulle risorse proprie”. Per il mondo dei costruttori e per la filiera edile, il caro prezzi riguarda numerose materie prime ed essenziali per i cantieri, soprattutto, l’acciaio (70 per cento), il legno (78 per cento) e il bitume (36 per cento). Sono decine le liste di materiali che hanno subito un rincaro e che consentono un diritto alla compensazione rispetto ai prezzi inizialmente stimati, nell’ambito del contratto di appalto. Tuttavia, bisogna agire in fretta e le misure intraprese sono insufficienti.

A lanciare l’allarme sono anche i consulenti e gli esperti societari che seguono e sostengono il lavoro delle imprese italiane impegnate nella cantieristica degli appalti pubblici. Umberto Pagano, esperto in diritto societario e internazionalizzazione delle imprese dello Studio Ansaldi&Partners di Napoli ha richiamato l’attenzione sui “rialzi esplosivi di materie prime ed energia del secondo semestre del 2021 che hanno già messo in ginocchio le imprese cooperative e le Pmi dall’edilizia, alla cantieristica pubblica, dal trasporto di persone al socio-sanitario”. Gli operatori e gli imprenditori chiedono certezze sui costi e i tempi. “Sulla cantieristica pubblica è fortemente auspicabile una revisione dei preziari unitamente ad una forte accelerazione dei pagamenti delle stazioni appaltanti in maniera da garantire alle imprese la liquidita essenziale per portare avanti le opere”, ribadisce l’esperto Pagano, dopo un continuo ascolto e confronto con le imprese edili operanti nel Mezzogiorno. D’altronde, per le medesime esigenze di liquidità l’intera filiera delle costruzioni e della cantieristica pubblica rivendica la necessita di mettere a terra il prima possibile l’adeguamento delle tariffe.


di Domenico Letizia