Fondo di Sviluppo e Coesione: conosciamolo

lunedì 11 aprile 2022


La Legge di Bilancio 2021 (Legge 178/2020, articolo 1, comma 177) ha individuato in 50 miliardi di euro la dotazione iniziale del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione per il ciclo di programmazione 2021-2027, mantenendo l’indicazione di una suddivisione per l’80 per cento alle regioni meridionali e per il 20 per cento a quelle del centro-nord. In particolare, è stata disposta la seguente articolazione: 4 miliardi di euro per l’anno 2021, 5 miliardi annui dal 2022 al 2029, 6 miliardi per il 2030. Nel disegno di legge di Bilancio 2022 approvato dal Consiglio dei ministri il 28 ottobre 2021, è previsto un ulteriore finanziamento del Fondo di Sviluppo e Coesione pari a 23,5 miliardi di euro, che – a seguito dell’approvazione in Parlamento – ha portato la dotazione del Fondo a 73,5 miliardi.

L’impiego delle risorse dovrà avvenire in base a obiettivi strategici, che saranno individuati all’interno di dodici assi tematici: ricerca e innovazione; digitalizzazione; competitività delle imprese; energia; ambiente e risorse naturali; cultura; trasporti e mobilità; riqualificazione urbana; lavoro e occupazione; sociale e salute; istruzione e formazione; capacità amministrativa. A questo scopo, è stato deciso di anticipare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la programmazione nazionale del Fondo 2021-2027 per un valore di 15,5 miliardi, per accelerare la capacità di utilizzo delle risorse e di realizzazione degli investimenti. Tali risorse sono reintegrate nella disponibilità del Fondo su disposizione dell’articolo 2 del decreto legge numero 59/2021, che istituisce il cosiddetto Fondo complementare, così da garantirne la piena addizionalità. Il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili ha comunicato l’approvazione, da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), dell’anticipazione di oltre 4,7 miliardi di euro del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027 per le opere immediatamente cantierabili. A questi fondi si sono aggiunti 1,6 miliardi di euro per gli interventi strategici programmati, la cui attuazione è in attesa del Piano di fattibilità economica.

La selezione degli interventi e dei progetti è stata oggetto di un confronto tra le strutture centrali del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e gli Enti locali interessati. Il ministro ha incontrato i presidenti delle Regioni al fine di individuare le opere strategiche finanziabili tramite il Fondo 2021-2027, considerando anche le risorse stanziate dal Pnrr e dal Piano complementare e delle ulteriori risorse regionali. A tale proposito, sono nati i progetti bandiera: in realtà, con tale definizione si è ritenuto opportuno identificare per ogni Regione un progetto che gli si addica e che possa connotare l’utilizzo dei fondi del Pnrr in quel territorio. C’è chi ha puntato su progetti sui borghi, chi sulla transizione ecologica e chi sulla salute. Già 11 Regioni hanno definito il loro progetto bandiera. In conclusione, la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, in un intervento a Montecitorio sulla relazione sullo stato di attuazione del Pnrr ha precisato che “l’Italia ha portato a termine 51 obiettivi, ma ora ci sono 102 obiettivi da raggiungere per assicurarsi la seconda e terza rata dei fondi europei”. Ricordo che i Progetti bandiera ammontano a 5,4 miliardi di euro, quindi una quota “maggioritaria” di questi 6,3 miliardi annunciati dal Cipess. Tra i principali interventi nella delibera del Cipess di anticipo del Fondo di Sviluppo e Coesione possono essere ricordate le seguenti opere stradali:

– il collegamento stradale tra la A1, l’aeroporto di Grazzanise e la direttrice domiziana (variante di Capua);

– la realizzazione della strada Lombardore-Salassa;

– il collegamento stradale tra la A2 e la variante SS18 ad Agropoli;

– l’autostrada Siracusa-Gela secondo tronco;

– la Statale 106 Jonica nella tratta Catanzaro-Crotone;

– la strada a scorrimento veloce del Gargano;

– la Poggio Imperiale-Candela;

– gli accessi stradali a molte realtà portuali, tra i quali Savona e La Spezia.

Tra le opere ferroviarie figurano:

– il raddoppio della linea ferroviaria Codogno-Mantova;

– il potenziamento della linea Ravenna-Rimini e l’elettrificazione della Codigoro-Ferrara;

– il completamento dell’elettrificazione della linea ferroviaria jonica;

– il nodo ferroviario di Bari;

– la linea ferroviaria Catania-Palermo (seconda macro-fase);

– il nuovo collegamento tra Afragola e la rete metropolitana di Napoli nell’area di Bagnoli;

– la progettazione per il prolungamento della linea 6 della metropolitana di Napoli;

– l’eliminazione dei passaggi a livello nelle province di Napoli e Salerno.

Tra gli interventi immediatamente cantierabili figura anche la nuova fermata ferroviaria di San Giacomo sulla linea del Brennero, che garantirà un migliore accesso da sud alla città di Bolzano e l’interscambio con l’aeroporto, pertanto con un ruolo importante in vista dei Giochi Olimpici del 2026. Per quest’opera sono previsti 12 milioni di euro ripartiti tra il 2022 e il 2025. Sempre in ambito di Olbia, con una fermata intermedia presso l’ospedale “Giovanni Paolo II”. Anche in questo caso l’apertura è prevista entro il 2026.

Tra gli interventi idrici più importanti previsti dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 dieci milioni di euro sono destinati al secondo stralcio funzionale del progetto di ammodernamento della rete idrica di Trapani. La Regione Siciliana è, inoltre, Ente attuatore di opere locali di vario genere (dalla manutenzione straordinaria al consolidamento) a molte dighe e alla realizzazione di pozzi idropotabili. Compaiono inoltre ricerche idriche di acque sotterranee per uso potabile per poter rendere funzionali nuovi impianti.

Mi sono dilungato nella descrizione capillare delle opere e delle risorse assegnate per tentare di dimostrare, ancora una volta, la assurda modalità con cui si tenta di “scegliere” interventi nel nostro Paese. Ancora una volta questo approccio testimonia la completa incapacità di dare attuazione a programmi di interventi legati a misurabili scenari che, a scala tecnico economica, si intende attuare in determinate aree del Paese. Infatti, cosa significa questo quadro di interventi interno o esterno alle azioni e agli interventi del Pnrr; o meglio come si integrano o come interagiscono con opere già supportate dal Pnrr:

il raddoppio della linea ferroviaria Codogno-Mantova;

il potenziamento della linea Ravenna-Rimini e l’elettrificazione della Codigoro-Ferrara;

il completamento dell’elettrificazione della linea ferroviaria jonica;

– il nodo ferroviario di Bari;

– la linea ferroviaria Catania-Palermo (seconda macro-fase);

il nuovo collegamento tra Afragola e la rete metropolitana di Napoli nell’area di Bagnoli;

la progettazione per il prolungamento della linea 6 della metropolitana di Napoli;

l’eliminazione dei passaggi a livello nelle province di Napoli e Salerno.

Sembra quasi, leggendo questi titoli, che quanto successo per il Programma supportato dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2014-2020 (su 54 miliardi realmente spesi appena 4-5 miliardi di euro) non abbia insegnato nulla. Infatti, ripeto ancora una volta, trattasi di titoli alcuni dei quali già utilizzati in passato per accontentare gli Enti locali o, peggio ancora, per supportare mediaticamente campagne elettorali. In questo modo si compromettono le caratteristiche strategiche del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027. Faccio solo alcuni esempi: il completamento dell’elettrificazione della linea ferroviaria jonica e il nodo ferroviario di Bari sono due interventi proposti sin dal 2012 e rimasti sempre nell’ambito delle dichiarazioni di buona volontà. A tale proposito, per la linea ferroviaria jonica è necessario prima della elettrificazione reinventare integralmente le caratteristiche di base della linea e altrettanto dicasi del nodo di Bari il cui progetto fa parte dell’intervento avviato sin dal 2011 e relativo all’asse ferroviario ad Alta Velocità Napoli-Bari ed è, a mio avviso, discutibile aggiungere risorse per realizzare opere complementari in attesa del concreto avvio dei lavori.

Analogo approccio, quanto meno discutibile, è quello relativo alla l’eliminazione dei passaggi a livello nelle province di Napoli e Salerno. È evidente che queste opere sono state inserite perché richieste formalmente dagli Enti locali e coerenti con una logica caratterizzata solo dalla capacità politica del richiedente. Cioè siamo tornati agli anni Sessanta in cui erano di moda non gli interventi a pioggia ma gli “interventi premio” utili per supportare schieramenti locali. Pertanto, nasce spontaneo un interrogativo: utilizziamo 6,3 miliardi di euro come anticipo del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 e cosa stiamo facendo per attivare concretamente la spesa del Programma 2014-2020? Sì, di quel Programma di cui vanno spesi entro il 2023 30 miliardi di euro?

La risposta, purtroppo, è meglio non conoscerla perché in realtà finora si è fatto poco e sono sicuro, come per l’anticipo 2021-2027, le argomentazioni con cui si cercherà di motivare i ritardi si baseranno tutte sugli impegni che saranno onorati in futuro: entro luglio definiremo gli studi di fattibilità, entro il 15 settembre inseriremo le varie proposte nel redigendo Documento di Economia e Finanza, a valle del Def fisseremo un dettagliato calendario da cui si evinceranno le date in cui attivare i bandi di gara, nel mese di novembre inseriremo nella redigenda Legge di Stabilità 2023 le quote di competenza dell’Italia per l’attuazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Ho già più volte ribadito che l’uso del futuro, o meglio il ricorso al futuro, non ha più senso e, soprattutto, non possiamo più utilizzarlo per giustificare alla Unione europea una abitudine acquisita negli ultimi sette anni in cui abbiamo spento la nostra “coscienza di Stato”, in cui abbiamo preferito erogare risorse in conto esercizio e abbiamo praticamente bloccato gli investimenti in conto capitale.

Ho tanta paura che questa assurda abitudine la stiamo ripetendo anche per l’attuazione del Pnrr; fortunatamente questa deformazione nella gestione delle risorse non sarà consentita dalla Unione europea.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)