Forse non è pura fantasia, speriamo però che lo sia

Sicuramente uno dei consiglieri, più vicino e più sincero, del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, in un momento di estrema riservatezza gli dirà: “Signor ministro, so benissimo che sia Lei che l’intero fronte del Partito democratico siete contrari alla realizzazione del ponte sullo Stretto, so bene che, aver posto nello studio di fattibilità, proprio su Sua richiesta, anche l’opzione zero confermi questo mio convincimento e so bene che anche se per ipotesi Lei fosse costretto a cedere ci vorrebbero 13-16 anni per poter disporre di una simile opera. Per questo, giustamente, essendo Lei convinto che il ponte è un’opera che servirà forse fra almeno tre lustri ha stanziato 500 milioni per velocizzare la mobilità sullo Stretto con il sistema dei traghetti. Signor ministro ma ho solo capito adesso che Lei non si era preoccupato di garantire le risorse per l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria non perché non si fosse in grado di realizzarla entro il 2026 ma perché tale opera, in realtà, qualora i progetti da semplici disegni diventassero elaborati esecutivi e poi oggetto di gara e poi cantieri, occorrerebbero tre anni, ma per finire l’intero asse Salerno-Regio Calabria oltre a un volano di risorse pari a 30 miliardi ci vorrebbero 12-15 anni. Continuando sempre sugli interventi relativi all’alta velocità ferroviaria in Sicilia, sempre Lei ha capito che quel sistema ad alta velocità Palermo-Messina- Catania, voluto sin dal 2012 e garantito finanziariamente sin dal 2013, qualora dovesse partire davvero potrebbe essere completato entro il 2034-2035.

Ma sempre rimanendo nelle opere previste nel Mezzogiorno ha ragione anche a dubitare della realizzazione dell’adeguamento funzionale e infrastrutturale dell’asse Taranto-Potenza-Battipaglia; a parte che le stese Ferrovie dello Stato inizialmente non l’avevano inserita nel Contratto di Programma, a parte il fatto che allo stato non ha neppure le caratteristiche di alta velocità, penso quindi che sicuramente le stesse Ferrovie dello Stato non ne intravedano la necessità; tuttavia, nel migliore dei casi, tale opera sarebbe pronta, sempre se partisse, entro il 2032. In realtà, Signor ministro la unica opera che si completerà entro il 2026 sarà la Napoli-Bari che, come Lei sa, fa parte, come tutte le altre opere che ho menzionato, del Programma delle infrastrutture strategiche della Legge Obiettivo e non del Pnrr. Analogamente non ha senso garantire risorse per completare la strada statale 106 Jonica perché ci vorranno molti anni prima di disporre di progetti esecutivi.

In realtà, questo suo riservatissimo convincimento e questo giusto suo comportamento mirato solo ad annunciare sistematicamente avanzamenti delle fasi “programmatiche”, delle fasi “progettuali”, delle fasi legate agli accordi con le Regioni, con le Provincie, con i Comuni, forse anche con i condomini delle grandi e medie città, penso abbia come motivazione proprio quella di cercare, in tutti i modi, di raggiungere la data del marzo del 2023 ed essere così esente da attacchi per la mancata apertura di cantieri”. È una confidenza riservatissima. È una confidenza carica di fantasia e, sicuramente, forse non veritiera nelle cadenze annuali (forse ho sbagliato di due – tre anni in difetto). Ma passando dall’approccio scherzoso a quello vero questa ipotetica confidenza del “consigliere amico” nasconde una verità: il Mezzogiorno per oltre 15 anni (lo scrivo per intero: quindici anni) non disporrà di nessuna infrastruttura in più rispetto alla offerta attuale.

Mi direte subito: “Ma avremo l’asse ferroviario ad alta velocità Napoli-Bari”, sì ma non avremo il resto che sarebbe significato ridare ruolo e funzione a due Regioni come la Sicilia e la Calabria che, in assenza di questi cordoni ombelicali, si avvieranno sempre più verso assetti socio economici più simili a Paesi del Terzo mondo, si caratterizzeranno sempre più con quel dato grave che non fa paura forse a chi ci governa ma fa paura alla gente del Sud costretta cioè a rassegnarsi a una soglia del Pil pro capite fermo a 17mila euro: un terzo di quello del Nord. Le mie sono secondo la maggior parte dei lettori dichiarazioni e previsioni pessimistiche, addirittura per alcuni puro terrorismo mediatico; l’unico rischio è che se queste previsioni pessimistiche si trasformassero in fatti concreti, automaticamente da previsioni pessimistiche diventerebbero previsioni realistiche. Essendo io un cittadino del Sud nutro una sola speranza che siano solo previsioni errate. 

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 23 maggio 2022 alle ore 09:39