Covid addomesticato, i conti delle Big Pharma si sgonfiano

lunedì 6 febbraio 2023


Il Covid è tutt’altro che scomparso, ma fa sempre meno paura. La parola d’ordine di questa fase discendente della pandemia è una sola: convivenza. “I casi gravi sono rarissimi”, spiegano i medici. Insomma, il virus sembra essersi calmato. Se, da una parte, è aumentata la sua contagiosità, dall’altra, è diminuita la sua pericolosità, con la scomparsa di alcuni sintomi come perdita di gusto e olfatto. Inoltre, l’impatto del Covid sugli ospedali è ai minimi storici. Morale della favola: in pochi si vaccinano, e il business che ha arricchito per quasi tre anni le Big Pharma si sta sgonfiando.

É Pfizer la prima azienda a risentire del periodo di magra per le dosi anti-contagio. Basta scorrere l’ultima trimestrale della farmaceutica per rendersene conto. Il colosso americano prevede un calo verticale delle vendite annuali per il 2023, a causa dell’allentamento delle misure d’emergenza e soprattutto per via dei ridotti contributi del suo vaccino Covid-19 e della medicina antivirale. I numeri per quest’anno sono ben lontani dai 100,3 miliardi di dollari ricavati nel 2022, e si dovrebbero assestare intorno a una cifra di 67-73 miliardi di dollari. Per quanto riguarda gli utili, Pfizer ha aggiornato a ribasso le stime per l’anno corrente: dai 6,58 dollari (record) ad azione del 2022, si scenderà a 3,25-3,45 dollari, mentre gli analisti si sarebbero aspettati un utile intorno ai 4,42 dollari ad azione.

“Nel 2022 abbiamo venduto a prezzi da pandemia più cicli di trattamento di quanti ne siano stati utilizzati alla fine”, ha spiegato Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer. “Ciò ha portato a una creazione di scorte governative che prevediamo venga assorbita nel 2023 – continua il Ceo – probabilmente nella seconda metà. In quel periodo, prevediamo di iniziare a vendere Paxlovid attraverso i canali commerciali a prezzi commerciali”. “Io stesso – ha aggiunto, dopo aver reso noto via Twitter di essere risultato positivo al Covid – mi sto curando con la pillola dell’antivirale Paxlovid”. La farmaceutica prevede per i vaccini un crollo delle vendite del 64 per cento che, tradotto in dollari, sarebbe una perdita di circa 13,5 miliardi. Invece, gli introiti derivati dal Paxlovid caleranno del 58 per cento, per un valore di circa 8 miliardi di dollari.

Un discorso a parte va fatto per Moderna, un’altra azienda Usa che opera nel campo delle biotecnologie. Fondata poco più di dieci anni fa, nel 2012, ha raggiunto lo status di unicorno – sono definite tali le società che valgono almeno un miliardo di dollari – in soli due anni. Il “miracolo” Moderna è stato possibile grazie all’investimento nello sviluppo delle tecnologie dell’Rna messaggero. l’obiettivo della farmaceutica è quello di far avanzare, entro il 2025, i vaccini contro 15 malattie infettive, tra cui Hiv, malaria e tubercolosi. Ad oggi, il suo cavallo di battaglia sono le dosi anti covid, principalmente quelle prodotte per contrastare le varianti omicron.

Secondo Airfinity – una società di analisi e divulgazione scientifica che lavora, tra le altre cose, con Big Pharma, governi, investitori e media – le entrate di Moderna hanno raggiunto i 18 miliardi di dollari nel 2022, grazie alla fornitura ad enti pubblici e governi di vaccini anti-Covid. Per quest’anno, ancora non si registrano stime attendibili, ma il calo delle vendite si dovrebbe attestare intorno al 62-63 per cento, simile a quello di Pfizer.


di Redazione