Cambia il rapporto con la città, ma non ce ne siamo accorti

Si esce di casa al mattino presto, si prende un autobus o la metropolitana per andare a una stazione ferroviaria per raggiungere un’altra località in cui c’è un determinato posto di lavoro. Giunti in questa località, si prende un altro mezzo di trasporto per arrivare nella sede dove sono ubicati gli uffici. È questo un normale e sistematico itinerario seguito da chi definiamo “pendolare”. Poi, c’è quello che ha nella stessa città il luogo in cui risiede la società dove svolgere le proprie attività lavorative e, quindi, dedica meno tempo alla fase logistica dei collegamenti tra la residenza e la sede del lavoro. C’è, inoltre, chi raggiunge altre realtà urbane per una vastissima serie di motivazioni e utilizza più mezzi pubblici, per fruire nel modo migliore delle varie occasioni di acquisto, di lavoro, di soddisfazione culturale. In realtà, è questa la descrizione di quella immagine di “città”, da me sempre richiamata, magistralmente definita da Max Weber come “ambito territoriale caratterizzato dalla presenza di un complesso di funzioni e di attività integrate e complementari, organizzato in modo da garantire elevati livelli di efficienza e da determinare condizioni ottimali di sviluppo delle strutture socio – economiche”.

Finora, questa entropia sempre crescente, questo disordine sempre più caotico e sempre più lontano dai processi capaci di ottimizzare le esigenze della “domanda di trasporto”, producendo così una “offerta intelligente di trasporto”, aveva quasi sempre portato a un risultato di pura autonomia del fruitore della città. Così, il singolo cittadino definiva e definisce il proprio itinerario. E di fronte all’assenza di una offerta adeguata ricorreva – e ricorre – all’uso del proprio mezzo di trasporto. Eppure, davanti alla dimensione della città, alla molteplicità o alla completa assenza di servizi legati alla mobilità, prende corpo un senso di “solitudine” del cittadino fruitore dell’urbano e dell’intero assetto territoriale interagente con l’urbano. Una solitudine dovuta, essenzialmente, al fatto che non si dispone o meglio non si disponeva di una piattaforma capace di fornire tutte, preciso tutte, le occasioni capaci di assicurare il servizio più adeguato alle esigenze del singolo fruitore della città. Finalmente, oggi, disponiamo di un simile prodotto innovativo sulla ottimizzazione dei processi logistici all’intero e all’esterno delle aree urbane.

Riporto di seguito il documento sintetico prodotto dal dipartimento per la Trasformazione digitale della presidenza del Consiglio, perché da esso emerge un dato: stiamo passando da una famiglia di abitudini che caratterizzava il nostro rapporto con tutto ciò che era esterno all’abitare e che rendeva possibile la motivazione socio-economica di ciascuno di noi, a una famiglia di abitudini completamente diversa. Che sicuramente ci convincerà:

a utilizzare sempre meno il mezzo privato;

a seguire sempre e dovunque le indicazioni e i consigli forniti da chi governa logisticamente il territorio;

a privilegiare modalità di trasporto più efficienti e più coerenti alle proprie esigenze;

– a contenere in modo sostanziale i tempi legati agli spostamenti;

a contenere i costi per il trasporto pubblico locale (costi che hanno superato i 48 miliardi di euro/anno per le famiglie).

IL PROGETTO

Questo nuovo paradigma per la mobilità è stato declinato dal Governo italiano attraverso il progetto “Mobility as a service for Italy” a cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedica una parte degli investimenti (per un totale di 40 milioni di euro più 16,9 milioni aggiuntivi stanziati dal Fondo complementare) e per il quale il dipartimento per la Trasformazione digitale (Dtd) è soggetto attuatore, con il supporto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit).

“Mobility as a service for Italy” rientra nella più ampia strategia “Italia digitale 2026” e include tre linee di intervento:

– sperimentare il MaaS nei territori: i futuri laboratori di sperimentazione, testeranno i servizi MaaS attraverso l’introduzione di piattaforme digitali, nuovi modelli di business, la condivisione di dati e l’interazione tra i differenti soggetti che offrono servizi di mobilità, valutando l’impatto sull’ambiente e sul contesto socio-economico;

– creare una piattaforma aperta (denominata “Data sharing and Service repository facilities-Ds&Srf”): un’infrastruttura tecnologica in grado di garantire un’efficace interazione tra i vari operatori di settore (MaaS, di trasporto), e realizzare un unico punto di accesso nazionale all’insieme dei dati di offerta di trasporto e mobilità disponibili per il MaaS. La piattaforma consentirà, inoltre, di realizzare una serie di servizi tra cui abilitare la scelta di possibili opzioni di viaggio e facilitarne la prenotazione e il pagamento;

– potenziare la dimensione digitale del trasporto pubblico per la diffusione del MaaS nei territori selezionati, abilitando servizi di pagamento digitale, sistemi di informazione agli utenti e servizi per la prenotazione dei viaggi.

Oltre a finanziare le sperimentazioni nei territori, il progetto “Mobility as a service for Italy” prevede che lo Stato si comporti sia da soggetto regolatore – per la definizione di regole, obblighi, normative e standard per l’interazione tra tutti gli attori dell’ecosistema – sia da soggetto abilitatore, attraverso la messa in campo di una piattaforma aperta, capace di abilitare lo sviluppo efficace del MaaS. Per rispondere a questa necessità, in linea con il Regolamento europeo 1926/2017, il settore pubblico finanzierà la creazione di una piattaforma aperta che prenderà il nome di Data sharing and Service repository facilities-Ds&Srf.

LE LINEE DI INTERVENTO

Il progetto “Mobility as a service for Italy” prevede tre fasi principali. La prima finanzierà la sperimentazione in città metropolitane tecnologicamente avanzate, definite città “pilota”. Con il primo avviso pubblico sono state individuate Milano, Napoli e Roma.

Data l’elevata qualità dei progetti presentati, nella seconda le Amministrazioni centrali – Dtd e Mims – destineranno ulteriori risorse per estendere l’iniziativa ad altri tre Comuni capoluogo di città metropolitane, attualmente in corso di selezione.

La terza fase del progetto prevede una selezione di sette territori, secondo un approccio multi-territoriale, in grado di assicurare la continuità dell’esperienza di viaggio tra città e regioni diverse.

I VANTAGGI

Il progetto intende, infatti, realizzare un servizio che offra ai cittadini un accesso semplificato e inclusivo a varie opzioni di mobilità per soddisfare le diverse esigenze. E favorire l’utilizzo di mezzi di trasporto più sostenibili, limitando il ricorso alla mobilità individuale e riducendo gli impatti negativi sul traffico automobilistico.

L’accesso ai servizi MaaS sarà aperto a tutti gli operatori della mobilità valorizzando, così, anche gli investimenti già realizzati dagli Enti pubblici nei territori e favorendo l’ingresso di nuovi attori economici. Lo sviluppo di un sistema competitivo tra più operatori porterà di conseguenza a un miglioramento di qualità del servizio.

Un approccio coordinato delle politiche tra tutti i servizi di mobilità e i nuovi servizi MaaS, permette di generare benefici non solo per gli utenti e il settore pubblico, ma anche per le imprese della digital economy nel mondo dei trasporti, grazie all’apertura all’innovazione.

Siamo quindi costruendo un approccio alla mobilità che prevede l’integrazione di molteplici servizi di trasporto pubblico e privato, accessibili grazie a un unico canale digitale e questo penso sia un ulteriore banco di prova per coloro che dovranno affrontare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Questa rivoluzione digitale, infatti, metterà in evidenza le folli distanze tra realtà del Mezzogiorno e realtà del Centro-Nord, tra piccole realtà urbane e medie e grandi realtà urbane e quindi, la tessera determinante dei servizi quale quella dei trasporti diventerà uno dei riferimenti base, per evitare che questa innovazione digitale amplifichi ulteriormente il gap tra il Mezzogiorno e il resto del Paese.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 21 febbraio 2023 alle ore 11:33