Covid-19: i suoi effetti sull’economia a distanza di tre anni

Il peso di una pandemia, che oggi assume a tratti i contorni solo di un ricordo, ha inciso in modo considerevole sul settore economico del nostro Paese. Ne fornisce prova, la pubblicazione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) dei dati statistici elaborati a partire dalle dichiarazioni Ires (Imposta sul reddito delle società) e Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) relative all’anno d’imposta 2020 e presentate nel corso degli anni 2021 e 2022. Le statistiche mostrano, infatti, in modo chiaro la forte flessione del Pil (-7,6 per cento in termini nominali e - 9,0 per cento in termini reali) registrata nel corso del 2020. In particolare, il Mef, nel comunicato diffuso sul finire del mese scorso, benché rilevi la crescita (+ 1,4 per cento) delle dichiarazioni rese dalle società di capitali, evidenzia una diminuzione del -11,6 per cento del reddito fiscale dichiarato. Infatti, solo il 54 per cento dei soggetti ha dichiarato un reddito d’impresa rilevante ai fini fiscali, il 39 per cento ha dichiarato una perdita e il 7 per cento ha chiuso l’esercizio in pareggio.

A subire maggiormente gli effetti del periodo pandemico sono le “attività dei servizi di alloggio e ristorazione” (-75 per cento), il “trasporto e magazzinaggio” (-43 per cento) e le “attività finanziarie” (-20 per cento). Ma non solo, ad aumentare è anche l’ammontare della perdita fiscale, pari a 86,3 miliardi di euro, con un incremento del 49 per cento, soprattutto nel settore “alloggio e ristorazione”, il cui valore è triplicato rispetto al 2019, e al “trasporto e magazzinaggio”. Inoltre, il ministero dichiara che l’imponibile dichiarata dalle società di capitali nel 2020 è pari 129,2 miliardi di euro (-13,1 per cento rispetto al 2019) evidenziando gli esiti dell’analisi distinta dell’imponibile dichiarata nel modello redditi rispetto a quello dichiarato nel modello consolidato. Infatti, per le società che liquidano in regime ordinario si è avuta una riduzione dell’imponibile del 5,6 per cento rispetto al 2019, mentre l’imponibile del consolidato è diminuita del 25,9 per cento, passando da 55,1 a 40,9 miliardi di euro, con maggiori effetti per il settore “finanziario e creditizio” (-42,7 per cento).

Ma decrementi si registrano anche rispetto al numero dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione Irap per l’anno d’imposta 2020, -2,1 per cento rispetto al 2019 e al valore dell’imposta dichiarata per l’anno 2020. Nel primo caso a subire in misura prevalente la contrazione sono le persone fisiche (-4,5 per cento rispetto al 2019) e le società di persone (-3,7 per cento rispetto al 2019), mentre nel secondo caso l’imposta dichiarata subisce un calo del 9,2 per cento rispetto al 2019, con un valore medio pari a 12.800 euro, mantenendo, in linea con l’anno precedente, un forte squilibrio tra nord e sud (il 51 per cento dell’imposta è dichiarata al Nord e il 17 per cento al Sud). Infine, cali si hanno anche per il numero dei contribuenti che hanno presentato il modello “Redditi Enc – Enti non commerciali” (quali associazioni non riconosciute, comitati, enti religiosi) pari a 144.492 (-1,9 per cento rispetto all’anno precedente) e per un’imposta netta totale dichiarata pari a 656 milioni di euro. In definitiva, l’analisi dei dati conferma, a distanza di tre anni, gli inevitabili effetti negativi che l’isolamento Covid-19 ha causato sull’economia in genere e in particolare per tutti quei settori a più intensa interazione sociale.

Aggiornato il 02 marzo 2023 alle ore 12:36