Turismo: per Pasqua manca personale

lunedì 6 marzo 2023


Cercasi personale. L’allarme è lanciato da Assoturismo-Confesercenti, tenendo conto dei dati elaborati da Cst. In sostanza, se da una parte c’è la previsione di un trend positivo dei flussi di turisti, dall’altra mancherebbero all’appello 50mila impiegati nelle imprese turistiche.

I profili necessari – secondo l’associazione – “sono per il 2,6 per cento di professioni con elevata specializzazione, l’81,5 per cento professioni qualificate, l’1,3 per cento di addetti specializzati e il 14,6 per cento di professioni non qualificate. Ma sono proprio queste ultime figure quelle di più difficile reperimento”. Ovvero “facchini, camerieri semplici, lavapiatti e addetti alle pulizie. Per un cameriere semplice si parte da 1560 euro lordi al mese, per capo cuoco o capo barista si parte sopra i 1.740 euro mensili, lo stesso per un primo portiere”.

La mancanza di personale, pertanto, “porterà nei prossimi mesi le imprese a misurarsi con una situazione complessa e imprevedibile dal punto di vista organizzativo dei processi produttivi, senza trascurare che le destinazioni competitor dell’Italia sono già pronte a migliorare i volumi degli arrivi turistici del 2022. In particolare, per le imprese che non riusciranno a reperire tutti gli addetti necessari è possibile stimare una perdita media di fatturato nel periodo del -5,3 per cento, con conseguente abbassamento degli standard qualitativi e impatti sulla produttività”.

Per Vittorio Messina, presidente di Assoturismo-Confesercenti, “la questione della mancanza di personale nel turismo ha ormai raggiunto le dimensioni di una vera e propria emergenza. Così è impossibile gestire i picchi di attività, in particolare in alcune aree come la riviera romagnola. Ma problemi si riscontrano anche in Sicilia e in Sardegna. Abbiamo bisogno di trovare una soluzione, anche utilizzando le risorse del Pnrr. Servono politiche attive, ora quasi del tutto assenti”.

Quindi “come Assoturismo Confesercenti – prosegue – abbiamo stretto con Adecco un’alleanza contro il mismatch, ma non si può lasciare l’incontro tra domanda e offerta al passaparola o alle iniziative private. Bisogna rafforzare la formazione professionale regionale di figure turistiche, e aprire ai pensionati e ai ragazzi in età scolare prevedendo occupazioni temporanee a totale esenzioni di imposta. E poi pensare a normative speciali per garantire una “staffetta” tra i lavoratori nelle attività stagionali”. In più, insiste, “è necessario risolvere anche il problema della mobilità dei lavoratori: servono agevolazioni per contratti che garantiscano non solo formazione ma anche vitto e alloggio, un onere per le imprese da almeno 600 euro al mese per lavoratore. Nelle prossime settimane presenteremo specifiche proposte normative al ministro del Turismo, Daniela Santanchè e al ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone”.

Osservando i numeri, registra Assoturismo-Confesercenti, nel 2022 “i pernottamenti nelle strutture ricettive italiane hanno raggiunto quota 400 milioni e la tendenza appare favorevole anche per il 2023 sia sul fronte del turismo interno che da oltre confine. Una situazione paradossale: da un lato si prospetta un aumento del volume della produzione e dei posti di lavoro creati, dall’altro le imprese del settore continuano a registrare carenza di addetti. La difficoltà nella ricerca del personale ha assunto, anzi, un contorno ormai strutturale, che si manifesta regolarmente già dagli anni pre-pandemia, ma che sta diventando sempre più grave con la ripartenza del comparto”.

Così, per il trimestre febbraio-aprile, “vale a dire il periodo di riapertura delle imprese stagionali e della ripresa dei flussi turistici in Italia, si prevede un fabbisogno di circa 210mila addetti nelle imprese turistiche. Ma i lavoratori non si trovano: complessivamente, in media le imprese segnalano difficoltà di reperimento delle figure professionali nel 34 per cento dei casi, non solo per preparazione inadeguata ma, sempre più spesso, per mancanza di candidati. Una percentuale che sale addirittura al 52 per cento nella ristorazione, mentre scende al 26,7 per cento nelle altre imprese del turismo”.


di Tommaso Zuccai