Il dramma edilizia e abitazioni per le imprese e le famiglie italiane

Al Sud la situazione peggiora

Il dibattito istituzionale sui bonus edilizi ha generato un grande marasma fra le imprese e le istituzioni politiche, innescando grandi novità nel tessuto economico nazionale. Per i bonus d’ora in avanti non potrà più essere utilizzata l’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito al posto della detrazione: a prevederlo è il Dl sulla cessione dei crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali, approvato dal Consiglio dei ministri. A seguire il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha emanato il Dl e il relativo Ddl di conversione. Dall’entrata in vigore del decreto, per i vari interventi edilizi (dalle ristrutturazioni all’efficienza energetica, dalle facciate alle colonnine) “non è consentito l’utilizzo” delle due opzioni previste al posto delle detrazioni fiscali, cioè cessione e sconto. La novità più importante, però, riguarda la fine delle cessioni dei crediti per i lavori edilizi: decisione che avrà conseguenze importanti sul mercato, sia per i costruttori che per i cittadini.

A richiamare l’attenzione sulla tematica sono le categorie di settore e gli esperti. Umberto Pagano, esperto in diritto societario e internazionalizzazione delle imprese dello Studio Ansaldi & Partners di Napoli ha acceso i riflettori sulle conseguenze da non sottovalutare dopo la fine della cessione dei crediti, che elimina la possibilità di applicare lo sconto direttamente in fattura per i clienti. In sostanza, i bonus continueranno ad esistere, ma non più la cessione dei crediti. Resta solo la possibilità della detrazione d’imposta. “Bisogna fare attenzione alle categorie sociali più deboli e alle imprese. A essere più svantaggiati, a queste condizioni, sono soprattutto i cittadini meno abbienti, che vivono proprio nelle abitazioni che più, da un punto di vista energetico e strutturale, avrebbero bisogno di ristrutturazioni”, rilancia Umberto Pagano. La denuncia dell’esperto napoletano trova conferma anche nelle analisi di Confedilizia Calabria. “Queste misure mettono a rischio almeno 25mila aziende dell’edilizia e 130mila posti di lavoro”, ha ribadito il presidente di Confedilizia Calabria, Sandro Scoppa. Una situazione generale che, nell’area geografica del meridione italiano, assume risvolti drammatici considerando che, dai dati forniti, risultano avviati migliaia di cantieri, la maggior parte dei quali riguardano interventi per edifici unifamiliari, seguiti da quelli delle unità immobiliari indipendenti e dai condomini.

La situazione era già critica ed a rimetterci sono, come sempre, i cittadini che si sono fidati dello Stato e ricevendo, come risposta, i provvedimenti che da oltre un anno hanno mandato in tilt il sistema. Dall’inizio del 2022, vi è un blocco completo dei crediti presso gli intermediari in estrema difficoltà a liberarsene. Le conseguenze di una simile situazione si sono subito riversate sui proprietari di immobili e sugli amministratori di condominio che operano per essi, che contavano sul sistema della cessione del credito”, denunciano gli esperti dalla Campania e dalla Calabria. Una situazione davvero critica per le aree disagiate del Meridione e per le imprese del settore. “Sarebbe importante intervenire il prima possibile, rilanciare e mantenere il meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli interventi di miglioramento sismico e per l’abbattimento delle barriere architettoniche, garantendo i due strumenti anche ai proprietari di unifamiliari con basso reddito”, riporta Umberto Pagano.

Inoltre, Confedilizia, che è intervenuta al vertice convocato dal Governo, ha messo a punto alcune proposte in vista dell’iter parlamentare del decreto e del prossimo tavolo tecnico al Mef e si attendono i dati in cui l’Istat pubblicherà le analisi sulla contabilità nazionale tenendo conto dell’impatto sul deficit dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi.

Aggiornato il 07 marzo 2023 alle ore 14:05