La riforma del fisco

martedì 14 marzo 2023


Entra finalmente nel vivo l’attuazione del programma di governo che la coalizione di centrodestra ha sottoposto al volere degli elettori alle Politiche del 2023. Tra gli impegni assunti con l’elettorato passivo, la coalizione risultata vincente, aveva posto una riforma organica del sistema tributario. La bozza di disegno di legge delega fiscale dovrebbe essere messa all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri. La legge delega che l’esecutivo porterà in Parlamento, si fonda su alcuni pilastri che da una prima lettura sono ampiamente condivisibili. Il progetto di riforma, che per la sua complessità sarà lungo e articolato in quanto le leggi delega includono le norme di attuazione, prevede: un primo intervento sulla progressività dell’imposta sulle persone fisiche (Irpef) che riguarderà la riduzione a tre, dalle quattro attualmente vigenti, le aliquote previste sono: il 23 per cento fino a 15mila euro di reddito imponibile; il 33 per cento dai 15mila a 50 mila e il 43 oltre i 50mila. Ne trarrà beneficio soprattutto la classe media che da decenni è sempre risultata la più penalizzata per l’eccessivo carico fiscale delle imposte dirette. Per le società di capitali (Srl, Srls, Spa) l’aliquota di riferimento resterebbe il 24 per cento con la possibilità di una aliquota ridotta per le società che utilizzeranno gli utili aziendali per investimenti in acquisto di nuovi beni strumentali o assumeranno nuovo personale. In questo caso l’aliquota scenderebbe al 15 per cento rendendo attrattivo il nostro Paese per gli investitori stranieri. Sono, altresì, previsti interventi marginali sulle imposte indirette con particolare riferimento alle aliquote Iva sui beni di consumo considerati essenziali. Altro elemento positivo è il cambio di atteggiamento al quale si dovranno attenere gli organi addetti al controllo sulle imprese, nuovo approccio che tenderebbe più a soluzioni di compliance fiscale piuttosto che comportamenti punitivi che non hanno sortito gli effetti sperati di maggiore fedeltà fiscale.

I dati sui crediti fiscali accumulati certificano che il deterrente delle pesanti sanzioni amministrative e penali non hanno sortito l’effetto sperato di una maggiore fedeltà fiscale. Parrebbe, speriamo si concretizzi, che per smaltire l’enorme magazzino fiscale di oltre un milione e centomila miliardi di euro è prevista una dilazione che dovrebbe arrivare a 120 mesi invece dei cinque anni attuali. La possibilità di sanare i propri debiti fiscali in un periodo maggiore aumenterebbe significativamente la possibilità delle imprese di sistemare la propria posizione con l’Erario in quanto crescerebbe la capacità finanziaria di rimborso. L’obiettivo che l’esecutivo si è proposto, entro la fine della legislatura, di arrivare a una aliquota unica (Flat Tax). La strategia, a mio avviso vincente, è di ridurre progressivamente la Tax expenditure che prevede oltre 600 tipologie diverse di: contributi a fondo perduto, crediti d’imposta, detrazioni e deduzioni fiscali per oltre 79 miliardi di euro l’anno di minore gettito per l’Erario, che favoriscono alcuni in danno di tutti i contribuenti. Meno provvidenze pubbliche per pochi significa meno imposizione fiscale per tutti. Bene l’approccio prudente dell’esecutivo alla riduzione del carico fiscale senza inficiare i conti pubblici che sono gravati da un debito pubblico che deve essere necessariamente contenuto entro limiti fisiologici. La strategia dei piccoli passi finalizzata a ridurre l’iniquità fiscale con un occhio attento al bilancio dello Stato pare essere la cifra del successo dell’attuale governo!


di Antonio Giuseppe Di Natale