Calcolo pensione, come si fa? La differenza tra sistema contributivo e retributivo

giovedì 25 maggio 2023


Calcolare la pensione non è una procedura semplice, specialmente per la presenza di un triplice sistema di calcolo: quello contributivo, quello retributivo e quello misto, che, come suggerisce il nome, comprende entrambi i precedenti. In ogni caso, per ottenere un calcolo della pensione preciso, è necessario considerare diversi fattori, tra cui l’età della pensione, gli anni di contributi versati, la tipologia di lavoro svolto durante gli anni ed ovviamente la retribuzione percepita. Per tale ragione, per ottenere un calcolo pensione attendibile, potrebbe essere utile avvalersi di uno degli appositi sistemi online.

IL METODO CONTRIBUTIVO

Attualmente, le pensioni in Italia vengono calcolate secondo il metodo contributivo, introdotto dalla legge 335/1995, ovvero la Riforma Dini. Si tratta di un sistema di calcolo della pensione relativo ai contributi versati dal lavoratore durante la sua carriera. Ogni lavoratore, infatti, accumula una percentuale della sua retribuzione pensionabile: il 33 per cento per i lavoratori dipendenti; 24 per cento per gli autonomi; e per gli iscritti alla gestione separata il 24, il 25 oppure il 33 per cento. I contributi vengono rivalutati annualmente in base al tasso di capitalizzazione, e il montante contributivo maturato dal lavoratore viene convertito in pensione utilizzando i cosiddetti coefficienti di trasformazione, che variano anche a seconda dell’età di pensionamento del soggetto (più alta è l’età, maggiore è il coefficiente da applicare, e di conseguenza anche l’importo della pensione).  Per quanto concerne la pensione gestita dall’Inps, il metodo contributivo è applicato ai lavoratori che sono stati assicurati dopo il 31 dicembre 1995 (in questo caso si parla di sistema contributivo puro) e pro quota dal primo gennaio 1996, per coloro che a quella data hanno maturato meno di 18 anni di contributi o dal primo gennaio 2012 per chi aveva maturato almeno 18 anni di contributi. In questi ultimi casi, si parla di sistema misto.

IL METODO RETRIBUTIVO

Il metodo retributivo prevede il calcolo della pensione basato sulle retribuzioni percepite dal lavoratore nel periodo di tempo precedente al pensionamento. Pertanto, la somma della pensione è calcolata facendo la somma di quote differenti, relative a diversi periodi di anzianità. Questo sistema risultava particolarmente oneroso per le casse dello stato, e per questo attualmente non è più in vigore. Grazie alla Riforma Fornero, infatti, a partire dal primo gennaio 2012, il sistema retributivo è stato abolito in favore del sistema contributivo, tuttavia alcuni lavoratori potrebbero essere ancora interessati dal calcolo secondo il metodo retributivo. Nello specifico, si tratta di coloro che hanno maturato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Ma come avviene il calcolo secondo tale metodo? In questo caso, vengono considerate due quote: la quota A fa riferimento alla media degli ultimi 5 anni delle retribuzioni percepite dai lavoratori dipendenti, degli ultimi 10 anni per i lavoratori autonomi e dell’ultimo anno per i lavoratori pubblici. La quota B, invece, è calcolata considerando l’anzianità contributiva dal 1° gennaio 1993 fino al 31 dicembre 1995 oppure al 31 dicembre 2011 e si basa sulla media degli ultimi 10 anni delle retribuzioni percepite dal lavoratore dipendente oppure degli ultimi 15 anni dei lavoratori autonomi. Se, invece, il lavoratore ha maturato meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992, la quota B viene ampliata considerando anche dei periodi successivi, a seconda del tipo di lavoratore.


di Redazione