Le politiche anti-deforestazione dell’Unione europea

martedì 3 ottobre 2023


Per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, la normativa europea impone alle imprese di garantire che i prodotti venduti nell’Ue non siano all’origine di pratiche di deforestazione.

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva una legge che prevede che le aziende potranno vendere in casa europea solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di “diligenza dovuta” che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili.

Le autorità competenti dell’Unione europea avranno accesso alle informazioni fornite dalle società, come ad esempio le coordinate di geolocalizzazione ed effettueranno controlli con strumenti di monitoraggio via satellite e analisi del Dna per verificare la provenienza dei prodotti. Le sanzioni in caso di violazione delle nuove regole prevedono un’ammenda massima pari ad almeno il 4 per cento del fatturato annuo totale nell’Ue dell’operatore o commerciante. Il regolamento riflette il desiderio dei cittadini europei di non promuovere più la deforestazione globale attraverso il loro consumo. Dopo l’entrata in vigore del pacchetto legislativo, di fine giugno 2023, gli operatori e i commercianti dispongono ora di 18 mesi per prepararsi a conformarsi.  

Recentemente, il World Resources Institute (Wri) ha pubblicato l’Outlook 2022 sulle policy antideforestanti adottate dai Paesi produttori di commodity agricole. Il report mette in evidenza i risultati ottenuti dalla filiera dell’olio di palma nel processo di riduzione dello sfruttamento dei “polmoni verdi” del pianeta. Secondo i rilevamenti, tra il 2021 e il 2022, si è assistito a una drammatica erosione di 4,1 milioni di ettari di foreste nella fascia tropicale del pianeta.

I Paesi che hanno registrato la maggiore intensità del fenomeno sono il Brasile e la Repubblica Democratica del Congo. Ecosistemi soggetti a una significativa espansione demografica, quanto esposti a un processo di sfruttamento intensivo delle risorse naturali locali. Il Think Tank “Competere.eu”, nell’analizzare i dati sulle politiche anti-deforestazione ha riportato che se si considerano i Paesi produttori di olio di palma, in particolare i primi quattro importatori in Europa – Indonesia, Malesia, Colombia e Guatemala – si nota la spirale virtuosa innescata in parte dalle normative Ue, che hanno incentivato l’adozione di policy anti-deforestanti, in parte realizzata grazie alla lungimiranza delle imprese stesse, che hanno accolto la sostenibilità coma sfida per introdurre innovazioni tecnologiche e destinare investimenti in sostenibilità economica.

L’Indonesia e la Malesia sono già riuscite a mantenere i tassi di deforestazione ai minimi storici. La perdita di foreste primarie in Indonesia è diminuita del 64 per cento. In Indonesia, questa diminuzione è stata possibile grazie all’implementazione di efficaci misure di prevenzione degli incendi a livello nazionale, oltre che a un rinnovato impegno per il ripristino delle torbiere e la riabilitazione delle mangrovie.  

Impegni simili in Malesia hanno contribuito a ridurre del 57 per cento la perdita di foreste a partire dal 2022. I tassi costanti osservati dal 2020 possono essere attribuiti a diversi fattori, tra cui la certificazione obbligatoria che diviene sempre più uno strumento di garanzia per i consumatori e per la tutela dell’ambiente.


di Domenico Letizia