I sondaggi sono con Monti, ma...

«Il governo, a differenza dei partiti, gode di un forte consenso nei sondaggi». È questa, più o meno, la risposta data a Tokyo dal presidente del Consiglio, Mario Monti, ai cronisti che gli chiedevano conto della dura reazione di una parte dell'opinione pubblica alla riforma del mercato del lavoro tratteggiata dall'esecutivo. 

Ora, a parte lo stupore nell'osservare che il tanto vituperato morbo berlusconiano della "sondaggite" ha colpito anche il sobrio governo di professori e tecnici, vale forse la pena sottolineare che l'analisi del premier è abbastanza in controtendenza rispetto agli ultimi dati diffusi dai maggiori istituti di ricerca. 

Secondo un sondaggio commissionato dal Corriere della Sera all'Ispo di Renato Mannheimer, per esempio, la fiducia degli italiani nei confronti del governo Monti è scesa al 44 per cento. 

Si tratta di un dato davvero preoccupante, per un esecutivo che fino a qualche settimana fa poteva godere di un consenso "bulgaro" (oltre che del sostegno, incondizionato e quasi imbarazzante, della quasi totalità dei mezzi d'informazione). E anche Ipr, che pure fissa al 55 per cento la fiducia in Monti (ma solo al 50 per cento quella nel governo), dipinge un calo sensibile rispetto ai dati raccolti a febbraio.

Sarebbe un errore, però, concentrarsi soltanto sul dato grezzo del cosiddetto job approval. In uno scenario estremamente fluido come quello attuale, ci vuole davvero poco per passare da una opinione "abbastanza positiva" ad una "abbastanza negativa" rispetto all'azione di governo. In un paese balcanizzato e corporativo come il nostro, poi, i numeri interni a questa fascia "moderata" di opinione pubblica sono praticamente interscambiabili. 

Un metodo efficace per individuare cambiamenti di trend nell'indice di gradimento di un governo, invece, è quello utilizzato dal sondaggista americano Scott Rasmussen che, ormai da anni, calcola quotidianamente il job approval della Casa Bianca. Rasmussen, oltre al gradimento classico (cioè la somma tra le opinioni "molto positive" e quelle "abbastanza positive"), calcola anche il "presidential approval index", sottraendo le opinione "molto negative" a quelle "molto positive". In questo modo, secondo l'analista statunitense, si intercetta un "dato di fondo" molto più stabile e meno soggetto agli umori mutevoli e ai cicli serrati dell'informazione. 

È soprattutto di questo dato che Monti dovrebbe tenere conto, se davvero vuole misurare il consenso di cui gode nell'opinione pubblica. Anche perché, secondo le prime elaborazioni che ci arrivano da un sondaggio condotto in esclusiva per L'Opinione dall'istituto Spincon.it (che sarà pubblicato integralmente nei prossimi giorni), il numero di cittadini italiani "molto soddisfatti" dall'operato del governo è molto, molto più basso di quelli "molto insoddisfatti".

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:32