Caro Michele Serra, Fiorito sarà lei!

Michele Serra, dall’alto delle sue occhiaie intellettuali, giorni fa ha decretato: Fiorito siamo noi. E ha scritto che lui lo conosce Fiorito, non quello di Anagni, ma quello che alberga in ogni persona che incontra: «Dietro il bancone di un bar. Alla guida di un autobus. Alla cassa di una pescheria. In coda all’ufficio postale»; perché Fiorito «è un normotipo popolare italiano. È uno di noi». Quindi, non rompete le balle, guardatevi allo specchio e trovate quanto assomigliate “ar Batman della Ciociaria”. Inutile dire che per Serra i Fiorito sono dovunque tranne, per esempio, nella redazione di Repubblica perché, in fondo in fondo, quel “noi” è un modo per dire voi; insomma, Fiorito siamo tutti noi, tranne me.

Il ragionamento di Serra, comunque, è chiaro: «Fiorito è un prodotto della democrazia». Lui non nasce ricco e potente, è uno del popolo, e siccome il popolo fa schifo, ecco che poi vota quelli come Fiorito. Quindi, «bisogna cambiare il popolo, migliorare le persone, la loro cultura, le loro ambizioni». Dire che Fiorito è un prodotto della democrazia, è come dire che le cazzate che scrive Serra sono un prodotto della libertà di stampa. Potrebbero essere vere entrambe le cose ma ciò non toglie che non tutti sono Fiorito e che non tutti scrivono cazzate. La realtà è che la responsabilità verso la polis, che dovrebbe essere l’essenza dell’agire politico, è un prodotto di ciò che un fine ed aristocratico intellettuale conservatore di nome Roger Scruton ha chiamato la “virtù della nazionalità”: è la lealtà nazionale a fondare la cittadinanza, ed è la società di cittadini quella che consente di condividere diritti e doveri e rispettare obblighi reciproci.

Obblighi che nascono nel momento in cui si riconosce un’appartenenza fondata su comuni radici e una volontà di condivisione futura sancita da un contratto sociale. I Fiorito nascono quando il “noi” a fondamento della lealtà nazionale viene disintegrato. La democrazia c’entra poco, se non a giustificare il ribrezzo per la parola “popolo” che accomuna gli intellettuali radical-chic ai tecnocrati. Anche perché se la democrazia viene privata del senso della nazione, si riduce ad essere una semplice procedura di governo o peggio ancora un modello organizzativo, regolatorio, e quindi a trasformarsi in oligarchia (che è più o meno ciò che è avvenuto in Italia). E questa lealtà nazionale chi l’ha disintegrata? Il popolo?

Ovviamente no. Se Michele Serra avesse letto Pareto si renderebbe conto che in questo paese non fa schifo il popolo ma l’élite. Di cui lui fa parte. Ed è l’élite che va cambiata, non il popolo. Intellettuali, capitalisti di Stato, baroni universitari, faccendieri tentacolari, tecno-burocrati illuminati, sono loro che hanno disintegrato il senso di appartenenza comune, non l’autista dell’autobus o il pescivendolo alla cassa. Fiorito è l’imprenditore che si è arricchito privatizzando i profitti e socializzando le perdite; è il grande regista fustigatore che nei suoi film combatte lo stato campando con i sussidi di stato; è il direttore del giornale che usa le intercettazioni come arma di ricatto distruggendo le vite altrui e poi fa la morale sul diritto d’informazione; è il docente che riproduce per partenogenesi tutta la sua discendenza nelle cattedre dell’università dove insegna; è il magistrato che si compra la casa dall’ente previdenziale senza averne il diritto.

Fiorito nasce dal popolo, ma va a scuola dall’élite di questo paese. D’altronde, il ragionamento di Serra porta ad una semplice conclusione: se la democrazia produce Fiorito, vuoi mettere quanto è meglio avere una bella mandria di tecnocrati catapultati da fuori che impediscano al popolo di votare, così che non combini scemenze? Ma purtroppo per Serra non siamo tutti Fiorito, e questo giochino di raccontare che ognuno di noi farebbe come lui, l’ha smascherato uno dei più acuti pensatori del nostro tempo, Francesco De Gregori, in quello splendido trattato di filosofia morale della durata di tre minuti, che s’intitola “La storia siamo noi”, quando canta: «E poi ti dicono “Tutti sono uguali tutti rubano alla stessa maniera”. Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera».

Appunto; siccome noi, dentro casa la sera a leggere Michele Serra non ci vogliamo più stare, ora chiudiamo questo articolo e usciamo a fare una passeggiata. Non prima di avergli detto: «Fiorito sarà lei!».

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:31