Comunità L’Opinione: il Tribunale Dreyfus

sabato 8 febbraio 2014


Una delle principali cause della crisi della democrazia e dell’economia in Italia risiede nella degenerazione del “sistema giustizia”. La politicizzazione di una parte dei magistrati, la paralisi dei tribunali, i tempi sproporzionati per le sentenze sia penali che civili, l’enorme quantità di errori giudiziari, le limitazioni all’azione della difesa, l’incertezza della pena, le carceri-tortura, la detenzione preventiva, l’eccesso incontrollato di intercettazioni telefoniche e ambientali, la mancanza di responsabilità dei pubblici ministeri e dei giudici, le violazioni dei diritti fondamentali, le continue sentenze e sanzioni dell’Unione Europea avverse allo Stato italiano, fanno dell’Italia un Paese privo delle garanzie costituzionali che viene sempre più considerato pericoloso e “incivile” dal mondo politico, culturale e finanziario internazionale. Ne derivano così un permanente ristagno e un inaffidabile funzionamento amministrativo e burocratico che impediscono la crescita e lo sviluppo del Paese, la competitività sui mercati e gli investimenti stranieri. La debolezza desolante della classe politica, subordinata alla magistratura e ai “cosiddetti poteri forti”, non consente alcuna forma di rinnovamento e di cambiamento del sistema in crisi.

Tribunale Dreyfus

Per questi motivi la “Comunità de l’Opinione” ha deciso di costituire un Tribunale Internazionale simile al Tribunale Sacharov che fu creato a metà degli anni Settanta per difendere i dissidenti antisovietici dalle violenze del regime. Alcuni esponenti della “Comunità de l’Opinione”, che parteciparono in quel periodo alla nascita e al funzionamento di quella Corte di Giustizia, ritengono indispensabile intervenire in Italia con una azione di altissimo livello morale e culturale che trasferisca sul piano internazionale l’azione di difesa dei diritti fondamentali dell’uomo e informi l’opinione pubblica mondiale sulle drammatiche violazioni della giustizia penale e civile in Italia. Il Tribunale Dreyfus attraverso le sue iniziative, in realtà, avrà anche il compito di unire le “migliori e libere intelligenze” nazionali ed estere per promuovere un grande progetto di riforme costituzionali, politiche e sociali in grado di affrontare la drammatica crisi dell’area europea.

L’Attività

L’attività del Tribunale Dreyfus si svolgerà in primo luogo a Strasburgo, dove si trova la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Ma si svilupperà anche nelle principali capitali europee per informare l’opinione pubblica del Vecchio Continente delle violazioni sistematiche dei diritti dell’uomo che vengono compiute nel nostro Paese per mano di un sistema giudiziario e carcerario in parte obsoleto ed in parte deviato a causa dei condizionamenti del cosiddetto circuito mediatico-giudiziario. Il Tribunale Dreyfus raccoglierà, selezionerà e pubblicizzerà i ricorsi più significativi che vengono presentati dai cittadini italiani e dai rappresentanti delle aziende nazionali alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. E si impegnerà a suscitare la massima attenzione dell’opinione pubblica, dei media, dei magistrati della Corte Europea e del Parlamento dell’Unione Europea sui casi più clamorosi di violazione dei diritti individuali che si svolgono nei Tribunali e nelle carceri del nostro Paese.

Strutture

Saranno chiamate a far parte del Tribunale Dreyfus figure di altissimo profilo morale e culturale sia italiane che straniere. Particolare attenzione dovrà essere posta nelle scelte per la nomina del presidente e dei componenti del Comitato Etico Scientifico. La struttura sarà ramificata sul territorio con diverse forme di rappresentanza che coinvolgeranno le categorie professionali e produttive assieme al mondo culturale e scientifico. Verranno istituite apposite commissioni che raccoglieranno, studieranno e segnaleranno i casi più importanti da sottoporre a giudizio degli altri organi del Tribunale Dreyfus. I casi selezionati verranno esaminati dal Collegio direttivo che avrà il compito di gestire l’agenda, l’organizzazione, la comunicazione e il funzionamento di tutta la struttura. La Giuria incaricata di deliberare le sentenze finali sarà composta da esponenti del mondo culturale e sociale sia italiani che stranieri notoriamente “garantisti”.

Centro Studi

Il Tribunale si avvarrà di un Centro Studi, composto da giornalisti e studiosi per realizzare le inchieste, i libri e le pubblicazioni necessarie alla divulgazione delle informazioni sul sistema giustizia.

Scelta del nome

La decisione di qualificare il Tribunale con il nome di Alfred Dreyfus è stata presa in considerazione del grande impatto storico e mediatico che ancor oggi la cultura, la politica e il sistema giustizia riconoscono al caso di Dreyfus. Inoltre la vicenda del capitano dell’esercito francese rappresenta molti elementi di analogia e di confronto con le “ingiustizie” dovute a interessi ed intrecci extragiudiziari che possono mettere in crisi lo stato di diritto e gli equilibri tra poteri e categorie. Inoltre Alfred Dreyfus non può essere equivocato come appartenente al centrodestra ed è oramai patrimonio storico della memoria collettiva. Infine, la difesa che ne fece Emile Zola con la sua lettera “J’accuse” coinvolge prepotentemente il mondo della cultura nel problema giustizia.

Sede principale

È opportuno che come sede principale e legale venga scelta la città di Strasburgo dove opera la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In Italia e negli altri Paesi europei potranno essere create Sezioni e Commissioni distribuite secondo un criterio di importanza politica e mediatica.

Promotori

I promotori e gli organizzatori del Tribunale Dreyfus sono esponenti della “Comunità de L’Opinione” che hanno particolare esperienza nel campo della Difesa dei Diritti dell’Uomo e delle garanzie dei cittadini sia in Italia che sul piano internazionale.

Arturo Diaconale, direttore dello storico quotidiano “L’Opinione”, scrittore e autore di più saggi tra cui “Tecnica post-moderna del colpo di stato-magistrati e giornalisti” che, nel 1995, avviò il filone culturale di denuncia della distorsione della democrazia liberale compiuta dalla cosiddetta rivoluzione giustizialista di Tangentopoli, quella “rivoluzione” che ha provocato nei vent’anni successivi la crisi del sistema giudiziario italiano e la sua deriva di stampo autoritario.

Loris Facchinetti, già vicepresidente per l’Italia dell’Unione Paneuropea presieduta da Otto d’Asburgo, componente dei vertici di Nts, Narodnoj Trudoi Soyuz, la principale organizzazione della resistenza antisovietica e di sostegno ai dissidenti, collaboratore del Tribunale Sacharov, autore del libro “Il Manifesto Umano” che documenta la lotta anticomunista combattuta in Italia e in Urss dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli ’80.

Domenico Alessandro De Rossi, esponente della Lidu, Lega Italiana dei Diritti Umani, impegnato in diverse commissioni nella lotta per l’umanizzazione delle carceri, autore dell’importante saggio sulle strutture carcerarie edito da Mursia, “L’universo della detenzione”.


di Redazione