Cinque Stelle contro<br/>la stella (di Davide)

Parlandone da vivo e in politica, c’era un titolo de “Il Giornale” perentoriamente ultimativo, riferito al “big boss” del Movimento Cinque Stelle: “Grillo è un cretino”.

Certo, che sia un cretino è probabile. Ma un cretino di un certo tipo, intendiamoci. Chiunque faccia la parodia dell’Arbeit macht frei in funzione di un tornaconto politico, è peggio: stravolge il già stravolto segnale hitleriano che, pure, esalta la ferocia nazista nei confronti del popolo ebraico destinato alle camere a gas. Insomma, un cretino rimane sempre un cretino, parlandone astrattamente, quando se ne sta lì nella sua cretineria ancorché esibita ma non utilizzata. No, in questo caso no.

L’esibizione in chiave politica del cretinismo razzistico diventa un messaggio, un grido di guerra, un invito a distruggere. Intendiamoci: non a distruggere chicchessia di umano, per carità. Semmai a dare il là ad un racconto storico-politico che ci sembrava finito nell’armamentario dei ferrivecchi e, invece, eccolo che ritorna, mascherato da polemica anti-istituzionale, aggiornato e photoshoppato onde offrirlo all’orda bulimica di un popolo del web incapace di ridere solo di se stesso. Degli altri invece sì, e tanto per cominciare con i martiri della Shoah (e del grande Primo Levi), con quelli di Auschwitz accolti da quell’infame invito, e farne dunque vignette parodistiche, forzandone all’estremo il tragico simbolismo aggiornandolo alla P2, pur di colpire il bersaglio politico di turno (le istituzioni) in nome di una supposta superiorità etico-razziale che non è distante da quella della Hitler-Jugend che scorrazzava per le strade di Berlino bruciando libri e saccheggiando negozi con sopra la stella di Davide.

Ma c’è qualcosa d’altro in questo ritorno di fiamma dell’antisemitismo grillino, sia pure camuffato e smentito arrogantemente in nome dello stravolgimento altrui (che c’era poi da stravolgere?). C’è, innanzitutto, che dalle parti grilline l’antisemitismo non se n’è mai andato, sol che si ricordino le sparate anti Levi-Montalcini dallo zucchero filato in testa, alle illazioni dietrologiche su Bin Laden, alle tirate filoiraniane e anti-israeliane che un tipaccio irsuto, barbuto, sudato, sporco e cattivo urlava nelle piazze italiche qualche tempo fa, per la gioia di un (suo) popolo senza arte né parte, ridotto a setta manipolata e manipolabile da un cattivo genio del web, e nell’estasi orgasmica di una certa tivù che si abbeverava al miele del più trucido e fascistoide MinCulPop anti-casta.

C’è che Beppe Grillo ha allargato la sua polemica fuori dai confini e guarda ai pascoli europei dopo averne già percorso i sentieri sbraitando contro l’Euro e l’Europa, minacciando referendum, marce su banche, fuoco e fiamme contro Bruxelles e via sparacchiando nel mucchio. Il punto è che in giro per l’Europa avvertiamo miasmi analoghi, sentiamo crescere folate reazionarie e razzistiche al punto che una Marine Le Pen - di fronte alla quale la nostra Lilli Gruber ha trovato pane per i suoi denti e non una qualsiasi leaderina italiana da strapazzare - rischia di diventarne l’eroina (puntando all’Eliseo di un François Hollande rimpicciolitosi, per colpa sua, sull’asse fatale con la Merkel).

C’è in giro per l’Europa questo vento fetido che non è di destra e neppure di estrema sinistra. È un mix di frustrazione e di paura, di protesta, di demagogia e di egoismo, di populismo e di razzismo antisemita che sembra raccogliere sia le antiche pulsioni goebbelsiane degli anni Trenta, sia i semi velenosi lasciati nell’aria dell’Europa di oggi. Che non è l'Europa di Schuman, di Adenauer, di De Gasperi, di Gaetano Martino, o di Craxi e Andreotti e neppure di Berlusconi e di Prodi, figuriamoci di Renzi. È l’Europa asettica e burocratica il cui potere centrale è cresciuto a dismisura sull’onda di un Euro sopravvalutato e di un sistema bancario sperperatore di risparmi e traditore di piccoli industriali, e su cui le sovrastrutture speculative finanziarie globali hanno prodotto uno tsunami rendendo povero un continente soffocato da una burocrazia costosissima, da un parlamento che conta come il due di picche e da una Commissione bolsa, ripetitiva e incapace di risolvere qualsiasi bega condominiale.

Invece dell’Europa dei popoli, rimasta negli intenti, ciò che la gente percepisce oggi è una struttura opprimente e invadente, ordinatoria di sacrifici, esecutrice di norme capestro destinate a pesare come macigni sulla vita, sulla economia e sulla politica. Grillo ha annusato l’aria che tira in giro per l’Europa, raccogliendone, dagli opposti versanti ideologici, i semi più pestiferi (di cui l’antisemitismo è un segnale inequivocabile) spargendoli a piene mani, spacciandone una pozione miracolistica che tale non è, ma che serve a catturare i consensi e si salda con i venti fascistoidi che soffiano nel Vecchio Continente. Grillo è il problema, non la soluzione: la sua medicina è il veleno. Urge l’antidoto, tempo permettendo…

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 16:56