Lotta all’evasione, ridere o piangere

martedì 24 giugno 2014


A quanto pare, rinnovando l’eterna lotta all’evasione fiscale, il governo Renzi intenderebbe trasformare radicalmente il ruolo della sempre più odiata Equitalia. A parere del premier e del ministro dell’Economia Padoan, infatti, i cittadini non dovranno più considerare il fisco una controparte, ma addirittura un alleato. L’obiettivo dichiarato è quello di spingere un numero crescente di tartassati ad aderire spontaneamente alle richieste del fisco medesimo, destinando (proponimento che ovviamente non poteva mancare) i proventi di questa nuova strategia tributaria a ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese.

Ora, se non ci trovassimo all’interno di uno dei più feroci sistemi di tassazione che il mondo conosca, potremmo anche sorridere di fronte agli ennesimi voli pindarici di un esecutivo che con le chiacchiere rischia di far arrivare in orario i treni del Belpaese. Invece, soprattutto in considerazione della crescita inarrestabile dei vecchi e dei nuovi prelievi (basti pensare alle ulteriori mazzate che Renzi & soci hanno inferto alla casa ed al risparmio mobiliare), non ci resta che piangere. Ancora una volta siamo costretti a fare i conti con un esecutivo il quale, al netto della sua indubbia capacità nel saper vendere fumo molto meglio di chi lo ha preceduto nei confronti dell’evidente eccesso di fiscalità che attanaglia l’Italia, ripete il copione di sempre, mistificando ad arte tale questione. Ancora una volta si tenta di carpire la buona fede dei più, cercando di far passare il concetto secondo cui a monte di un sistema tributario allargato che strangola vi sia sostanzialmente il problema dell’evasione, gettando così le basi teoriche per poter usare ancor più indiscriminatamente la leva fiscale.

Tuttavia, come molti osservatori di area liberale sostengono da sempre, con una mano pubblica che gestisce - evasione stimata compresa - ben oltre metà del reddito nazionale, se si vuole salvare il Paese dal suo inesorabile declino occorrerebbe avere il coraggio politico di mettere sul tappeto la madre di tutti i nostri guai, presenti e futuri: una spesa pubblica abnorme di cui l’alta fiscalità rappresenta solo la relativa conseguenza. Tutto questo ha creato nel tempo uno squilibrio insostenibile tra le componenti sociali che vivono di mercato e quelle, in continua espansione, che si alimentano con le tasse e il debito, ossia tasse differite nel tempo. E la strada per invertire una così catastrofica condizione è indubbiamente irta di difficoltà, considerando che qualunque governo deve fare i conti con una democrazia acquisitiva che tende ad aumentare l’intervento pubblico in cambio di consenso.

Ma se si continua ad ammannire al popolo il trito armamentario di una propaganda politica fondamentalmente statalista, rispolverando la favola che le tasse sono alte a causa dei contribuenti infedeli, non si va francamente da nessuna parte. Renzi o non Renzi, il buon senso e la matematica dei conti ci dice che solo affrontando una volta per tutte il nodo strategico di un sistema pubblico che spende e preleva troppo potremmo avere concrete speranze di rinascita. Il resto sono solo chiacchiere e distintivo.


di Claudio Romiti