Le alleanze impossibili   e i problemi di Salvini

La Lega ha votato a favore dell’arresto di Giancarlo Galan. Il passato giustizialista e forcaiolo, sulle orme del cappio sventolante in Parlamento, non è passato, anzi.

Eppure, la stessa Lega, è ricercata da molti di Forza Italia come rinnovata alleata in un improbabilissimo centrodestra del domani. Ipotesi del quinto tipo, almeno a sentire la risposta tranchant di Angelino Alfano a Matteo Salvini: “Non ci sediamo al tavolo con i razzisti, xenofobi, ecc.”. Poteva aggiungere “manettiferi”, nel giorno dell’arresto di un ex governatore ben conosciuto, e assai vicino alla Lega. L’interessato neosegretario della Lega ha risposto per le consuete rime strafottenti. Lo spettacolino, anzi, il teatrino come lo definiva il Cavaliere di una volta, spiega in sé e per sé le asprezze di un dibattito dentro il centrodestra (che non c’è...) ma rischia di sussumere le non poche questioni che innervano, per così dire, la questione generale.

La Lega di Salvini è reduce da una semi-vittoria alle Europee, ma soprattutto dal quasi azzeramento in seguito alla catastrofe bossian-belsitiana che ha gettato il movimento in un abisso elettorale. Abisso dal quale sta riemergendo con Salvini che, ringalluzzito dal 6 per cento europeo (dimenticando le perdita del Piemonte, di sindaci, assessori e poltrone varie) ha ripreso, aggiornandoli, i temi e i toni estremistici di una volta, fra cui quello che Alfano chiama xenofobia, ovvero l’antica battaglia contro coloro che una volta li chiamavano vu’ cumprà e oggi clandestini, anche se spesso migranti, profughi, perseguitati nel Mare Nostrum.

Il ritorno al passato non si fonda più sul separatismo (Bossi) e neppure sulle macroregioni (Maroni-Miglio), forse rimembrando le chiacchiere sulla devolution con conseguenti danni immani con l’anarchia sperperatrice agli enti locali spacciata per autonomismo e finita nelle mutande verdi acquistate abusivamente. Diciamocelo: la Lega governante a Roma (ladrona) è stata un disastro, a parte qualche buona performance di Maroni agli Interni e una certa maneggevolezza delle astuzie istituzionali di Calderoli, con la complicità, a volte, del leghista ad honorem del potente (allora) Tremonti. Per il resto, il silenzio è d’oro, a cominciare dall’emblematica gestione della Rai di quei tempi sulla quale nessun tentativo di vero decentramento produttivo fu tanto sbandierato quanto smentito dalla incapace occupazione di poltrone dei leghisti nel fulgore del loro potere, nazionale e locale. E mi fermo qui.

La Lega era coccolata dal Cavaliere per vincere alle elezioni, certo. Ma poi, al Governo, quel movimento era buono a niente ma capace di tutto, fino a sommare la sua vuotezza progettuale effettiva con quella riformistica di Governo, superando di slancio il ridicolo. Ricordate la promessa di eliminare le Province e il bollo auto? “È finita con l’affidamento della riscossione del bollo alle Province”, ha impietosamente commentato Storace. Il dibattito oggi nel “fu” centrodestra assiste ad una Opa leghista sulle sue sparse membra. Ma è un bluff in funzione del rafforzamento della nuova leadership, la cui identità si è spostata dal secessionismo alla destra radical-nazionale della Le Pen; una linea esattamente alla rovescia.

Una linea che la isola oggettivamente nelle alleanze in una solitudine rischiosa, tant’è vero che un leader come Tosi l’ha subito rilevato, rendendosi conto dei pericoli di una simile deriva solipsistica. E Tosi non si muove da solo, al di là delle ambizioni personali certificate, per l’appunto, dalla sua volontà di partecipare a primarie di coalizione con il vecchi compagnon de route del centrodestra, ovvero di un’alleanza. Ma quale, se Salvini si autoesclude? Presumibilmente la stessa che regge la Lombardia di Maroni e il Veneto di Zaia? E che ne pensano questi due superstiti dell’antico fulgore con sottofondo di urla e insulti il cui copyright è stato scippato e superato in plebeisma spettacolarizzazione dal grillismo, anche questo d’antan? Alleanze del centrodestra? Ma di che stanno parlando? Si occupino di se stessi, si curino. E soprattutto cerchino di pensare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:23