Renzi, la dittatura della volgarità

Anche se sono pochi a essersene accorti, Renzi è la peggiore iattura che questo Paese potesse augurarsi. Il premier – cambiando verso (nel senso che è sostenuto da mediocri ma al momento fedeli collaboratori e da tutta la stampa che conta) – sta realizzando il sogno, tutto berlusconiano, di riformare il Paese e di renderlo a sua immagine e somiglianza. Come Berlusconi ha polverizzato il centrodestra, il fiorentino ha oramai cancellato il centrosinistra. Chi dissente è fuori e alla sua sinistra si è formata la fila per salire a bordo di un Partito democratico senza più colore, dove come sola effige c’è il suo “bel faccione” di giovane sempre più smargiasso e sempre più pingue. Renzi sta smantellando, pro domo sua, la Pubblica amministrazione con false riforme, grazie alle quali sta cambiando (in peggio) la Costituzione italiana. La sua politica non è liberista, come denuncia qualche sparuta voce da sinistra, ma liberticida. Non c’è in cantiere una sola riforma strutturale e radicale.

Ogni parola del premier è un annuncio che si perde nell’ombra dell’annuncio successivo. Il debito pubblico galoppa, l’export è sempre più fiacco, la produzione industriale diminuisce. Il valore degli immobili è sempre più basso e i mutui contratti dagli acquirenti sono più eccessivi rispetto al valore d’acquisto. La disoccupazione ha la dimensione della piaga sociale. Siamo ogni giorno più poveri e facciamo finta di non capirlo perché la consapevolezza del declino spaventa. Perché metterebbe in moto responsabilità e risorse individuali, mentre gli italiani hanno deciso (ancore una volta) di affidarsi alla speranza e legare il proprio singolo destino a quello di un ulteriore uomo della Provvidenza. Ecco, Renzi piace (per ora) perché è rassicurante e poco impegnativo.

E in questo mix di rassicurazione e disperazione, ogni giorno che passa con lui e il suo Governo, in Italia c’è un po’ meno democrazia. Anche se non sono vissuto né con il culto democratico dell’egualitarismo ad ogni piè sospinto, né – tantomeno – con il feticismo della “Costituzione più bella del mondo” da difendere con le unghie e con i denti, sono preoccupato e sconvolto per la volgarità che Renzi esprime e rappresenta, per la volgarità del suo lessico, della sua mimica, della sua politica da imbonitore di paese. Tanto per fare un esempio: uno che si presenta davanti a una platea internazionale e comincia a blaterare in un improbabile inglese, come lo vogliamo definire? E il suo discorso di insediamento al Senato?

E il modo in cui gestisce le conferenze stampa? E via dicendo in un’infinita collezione di trivialità che lasciano sgomenti. Si, sono preoccupato perché la dittatura della volgarità, a mio avviso, è la peggiore ed è quella che fa danni più gravi e permanenti: appiattisce i sogni e corrode l’anima. Così, mentre in Italia è in atto il principio darwiniano della sopravvivenza del più volgare, la volgarità più grande che trovo in Renzi, consiste nel pretendere di essere ciò che non è: un democratico e un moralizzatore.

Tratto da Notapolitica

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:00