Meriam, la “star”   dello spot renziano

Che forza questo Renzi, meglio del miglior Paul Newman de “La stangata”. Con il presunto blitz dell’altro giorno è riuscito a guadagnare, per se e per i suoi, un po’ di notorietà sulla pelle di Meriam, la giovane sudanese condannata alle frustrate e alla morte per essersi professata cristiana. Una brutta storia con un lieto fine all’italiana.

Proviamo a ricapitolare. Meriam Yehya Ibrahim è una ventisettenne sudanese, nata da padre di religione musulmana. La giovane ha sposato Daniel Wadi, anch’egli sudanese ma con cittadinanza americana. Daniel è cristiano. Con il matrimonio Meriam ha abbracciato la fede in Cristo. Per la Shari’a, applicata in una delle tante patrie dell’integralismo islamico, la conversione ad altra religione è un reato dei più gravi. Per questa ragione Meriam è stata arrestata e, lo scorso 4 marzo, mandata a processo con le accuse di apostasia e di adulterio. Nonostante il montare della protesta internazionale per un’insensatezza assoluta, la povera donna è stata condannata alla pena di morte. Pena accessoria comminata: cento frustate.

Il trattamento in carcere per Meriam non poteva essere da meno. La giovane è stata maltrattata al punto di partorire in catene, lo scorso 27 maggio, la figlia che portava in grembo al momento dell’arresto. Organizzazioni umanitarie – e Governi di tutto il mondo – si sono spesi per impedire l’esecuzione della sentenza e per richiedere la messa in libertà della giovane. Soprattutto si è fatta sentire la voce di Washington, parte in causa per il fatto che il marito di Meriam fosse cittadino americano.

Di come siano andate realmente le cose non è dato di sapere. Certo è che lo scorso 23 giugno, la Corte d’Appello di Khartum ha ribaltato la sentenza di primo grado e ha prosciolto la giovane da ogni accusa. Non contenti, i “servizi” sudanesi hanno nuovamente arrestato Meriam con l’accusa di falsificazione di documenti. Era chiaro che l’imputazione non potesse stare in piedi per cui, dopo tre giorni, la ragazza è stata liberata.

Onde evitare ulteriori brutte sorprese, i due giovani si sono comportati da perfetti americani in territorio straniero. Così il 26 giugno si sono catapultati all’ambasciata americana che li ha posti sotto la propria tutela. Nel frattempo Meriam ha ricevuto, dall’ambasciatore statunitense a Khartum, il suo bel passaporto Usa. Tutto risolto, dunque. Meriam attendeva il momento di prendere il volo per gli Stati Uniti con il suo Daniel e con le loro piccole creature.

È a questo punto che entra in scena l’Italia, con l’inquietante figura del viceministro Lapo Pistelli. Colpo di scena. Non si va più in America, ma in Italia. E perché? Si sarà chiesto la sconcertata Meriam. La giovane sudanese sa che Roma è il centro spirituale della cristianità e lì vive il Papa. Non sa ancora di Renzi e della Mogherini. Non sa che i tre si spacciano per i suoi veri liberatori. Lo scopre all’arrivo allo scalo aeroportuale della città eterna.

Ora, non vogliamo credere che ci sia stata malizia nel comportamento del nostro giovane capo del Governo. In effetti, lo pensiamo. Pensiamo, ad esempio, che la sceneggiata allestita abbia una qualche attinenza con il sostegno alla candidatura della Mogherini alla poltrona di “ministro degli Esteri “ dell’Unione europea. Pensiamo che sia stata montata una favoletta per convincere il mondo che in Italia c’è un Governo che le cose le fa sul serio, anche quelle più nobili e complicate.

Quello che, però, ci lascia sgomenti è la presenza di Pistelli nell’operazione. Sappiamo per esperienza che il viceministro è conosciuto come l’uomo dalla firmetta facile sul carnet degli assegni. Già lo scorso anno lo beccammo che aveva staccato un check da 60 milioni di euro, recapitato personalmente all’Autorità palestinese quale contributo italiano alla causa. Non vorremmo che per sostenere lo spot taroccato di Renzi, si sia nuovamente messo mano al portafoglio degli italiani allo scopo di omaggiare le autorità sudanesi di una robusta mancia per essersi prestate alla fiction “Come ti salvo una cristiana in fuga”.

Sarebbe auspicabile che qualche deputato di buona volontà, in attesa che quelli del Senato la finiscano di dare spettacolo con la storia della riforma, chieda al ministro dell’Economia: “Abbiamo scucito quattrini al Sudan per l’operazione Meriam?”.

Comunque, visto che a questo Governo piacciono gli “action movies”, proponiamo una sceneggiatura per il prossimo film che, forse, appassionerebbe altrettanto gli italiani. Ci sono, in India, due nostri connazionali. Sono due soldati trattenuti lì illegittimamente per aver fatto il loro dovere. Si chiamano Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Sono il nostro orgoglio e sono stati dimenticati in quella terra lontana, come accade ai pacchi postali non recapitati ai destinatari. Perché non ce li andiamo a riprendere? Per vedere questo film della “Renzi productions” saremmo ben lieti di pagare il prezzo del biglietto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19