Da Mare Nostrum   a... Mare Vostrum

Il Trattato di Dublino sottoscritto dai Paesi della Unione Europea stabilisce che la responsabilità, in termini di verifica, controllo e protezione, dei migranti che chiedono asilo politico è dei Paesi dove gli stessi migranti vengono accolti e presentano le loro domande d’asilo. Tradotta in termini pratici, la clausola del Trattato stabilisce che spetta all’Italia, e solo all’Italia, il compito di controllare, verificare, proteggere e soprattutto trattenere entro i propri confini i clandestini che vengono raccolti in mare dall’operazione Mare Nostrum.

Abrogare questa norma non è una operazione possibile. Tanto più che il Governo tedesco, a nome della stragrande maggioranza degli altri Paesi del Nord Europa, ha ribadito l’assoluta inderogabilità del Trattato. Per cui è facile prevedere che la missione di Angelino Alfano presso il Commissario europeo per gli Affari interni, Cecilia Malmstrom, non otterrà grandi risultati. Al massimo un aumento degli stanziamenti Ue e la promessa che l’operazione Mare Nostrum non impegnerà solo la Marina italiana ma anche le Marine di qualche altro Stato rivierasco. Da Mare Nostrum a Mare Vostrum.

Non è difficile immaginare che qualsiasi modesto risultato verrà presentato come un grande successo. E che i media fiancheggiatori del Governo innalzeranno commossi peana all’eventualità che ad affiancare le navi italiane ci possano essere quelle francesi, quelle spagnole e qualche battello maltese.

Ma è bene chiarire che passare dal Mare Nostrum al mare collettivo non risolverà in alcun modo il problema dell’immigrazione di massa nel nostro Paese. Servirà solo ad aumentare le incomprensioni tra il Governo italiano, che difende il valore umanitario della raccolta in mare dei profughi e i Governi europei, convinti che a favorire il maggior flusso di migranti è proprio la certezza di un salvataggio e di una accoglienza sicura assicurata dagli italiani.

Già da adesso si è aperta una polemica preventiva tra le nostre autorità che propongono pattugliamenti a ridosso delle coste libiche per ridurre il numero dei naufragi e quelle degli altri Paesi della Ue che chiedono controlli a metà del canale di Sicilia per dissuadere i barconi ad avventurarsi in mare aperto.

Se questo è il prologo, figuriamoci il seguito. Perché la divergenza di fondo tra la posizione espressa da Alfano e quella del resto dell’Europa è incolmabile. Nel proporre il pattugliamento con navi Ue a ridosso dei porti libici, il nostro ministro dell’Interno in realtà chiede di realizzare una sorta di corridoio umanitario non dichiarato e destinato a traghettare le masse di migranti sul territorio europeo senza pericoli di sorta. Nel chiedere un pattugliamento a metà canale, i rappresentanti degli altri Paesi europei propongono di fatto una misura rivolta ad aumentare i pericoli per ridurre automaticamente i flussi.

Come conciliare chi vuole favorire l’accoglienza (con la nascosta intenzione di far sciamare dall’Italia verso il resto dell'Europa il maggior numero di migranti) e chi non solo la vuole frenare ma pretende anche che, in nome del Trattato di Dublino, l’Italia sia coerente con la propria vocazione umanitaria e si tenga stretti dentro i propri confini i profughi che chiedono asilo politico (cioè tutti)?

Nell’impossibilità di colmare la divergenza, Alfano farebbe bene a spazzare via ogni forma di ipocrisia dalla posizione italiana e a proporre apertamente l’istituzione di un corridoio umanitario che non abbia come unico terminale il nostro Paese ma abbia sbocchi presso tutti gli altri Stati europei.

Per assumere una posizione del genere ci vorrebbe un coraggio e un peso politico che il leader del Nuovo centrodestra non possiede. Per cui accontentiamoci di Mare Vostrum e dei casini conseguenti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:30