Tripoli, una bomba bombardata

Si bombarda? Chi bombarda chi? Al secondo interrogativo riusciamo a dare una risposta. A essere bombardata è Tripoli. Per il primo interrogativo bisognerebbe essere presenti sul campo per vedere con occhi propri le insegne dei bombardieri che martellano la capitale libica oppure affidarsi alla “palla di vetro” del defunto mago di Tobruk, un cartomante siciliano assassinato in provincia di Caltanissetta nel 1983 che nonostante la martellante pubblicità delle sue doti divinatorie non fu in grado di prevedere il suo assassinio.

Allora, di chi sono i cacciabombardieri che martellano Tripoli a suon di bombe? Tutto perché? Tutto per conseguenza di chi? Per la stessa conseguenza che era stata scritta settimane addietro su queste colonne: ovvero, ribadisco ancora una volta, per la prosopopea tutta francese di chi ha innescato questa disastro, ossia Sarkozy. Ancora più, per cosa? Visto che le diverse fazioni che si affrontano in Libia lo fanno per le mire espansionistiche di quel “birbaccione” di Al Baghdadi e per il controllo dei proventi del petrolio oggetto del contendere tra le diverse fazioni. Nel bel mezzo decine di migliaia di persone che dal Paese cercano di scappare in Tunisia o, ancora meglio, per finire tra le grinfie dei mercanti di uomini che li sbatteranno su un barcone, destinazione Italia.

La diplomazia? Assente ingiustificata e solo “appecoronata” agli interessi nazionalistici o all’elucubrazioni di qualche burocrate che invoca trionfalmente la nascita di “Frontex plus”.

In questo bailamme “apocalittico” tra Califfati vari, tribù e milizie eterogenee non si capisce più nulla, rinforzando la tesi che solo Gheddafi, non dimenticando i misfatti compiuti, era la pietra d’angolo capace di guidare un paese come la Libia. Rovesciare Gheddafi è stato deleterio, per la Libia e per l’Occidente tutto (Italia in testa). Poi assassinarlo brutalmente dopo averlo consegnato agli integralisti è stato ancora peggio anche perché chi ha condotto questa operazione ha sottovalutato (volutamente?) il vuoto di potere che si sarebbe creato e la conseguente ascesa del Califfato dei tagliagole.

Torniamo a chi bombarda: la cosa più preoccupante è proprio per la presenza di “aerei fantasma” a fianco di una fazione. Come se decollare da un aeroporto di uno stato, viaggiare sorvolando spazi aerei di varie nazioni, arrivare su una capitale straniera e bombardare è cosa semplice. Di fatto, però, a Tripoli cadono le bombe e mentre tutti negano dall’Egitto agli Emirati la Lega Araba fa sapere che “sono Paesi non arabi e i bombardieri sono partiti dalle coste del Mediterraneo”. Tradotto vuol dire: sono occidentali.

Chi bombarda? Con tutti i radar accesi nel Mediterraneo siamo qui a chiederci chi sgancia bombe su Tripoli. Vuoi vedere che alla fine daranno la colpa agli Stukas inviati nel 1941 a sostegno di Rommel per spianare la strada a un uomo solo sul “cavallo bianco” che aspetta di entrare vittorioso in Libia (i quali dopo essersi persi hanno ritrovato la rotta)?

La situazione è delicata: tra mezze ammissioni e smentite tutti cercano di agire in modo discreto nonostante la reale e drammatica realtà visibile a tutto il mondo. Il nocciolo della questione rimane un altro, ossia quello di tutelare la sicurezza del Mediterraneo minacciata da gruppi islamisti che hanno connessioni e sono coinvolti in traffici d’armi in tutto lo scacchiere mediorientale (che poi saranno gli stessi che agiscono con discrezione a rifornirli?).

La certezza è che la Libia si è trasformata in un grande santuario di formazioni estremiste che hanno diramazioni in Tunisia, nel Sahel e che potrebbe fare da sponda ai piani dell’Isis. È necessario creare un fronte comune e il coinvolgimento della Siria la dice lunga per estirpare il cancro del terrorismo di matrice fondamentalista.

A questo punto, ribaltando le frasi fatte, verrebbe da dire: “Tripoli e il Mediterraneo val bene una messa”.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 16:56