La politica estera Ue   ed il pallone di Renzi

“E adesso che ci fai?”. Va rivolta a Matteo Renzi l’ironica domanda che Palmiro Togliatti rivolse a Giancarlo Pajetta, che nel 1946 gli aveva annunciato di aver occupato la prefettura di Milano per protestare contro la sostituzione del Prefetto Troilo. Già, adesso che il Presidente del Consiglio è riuscito a far assegnare a Federica Mogherini l’incarico di Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, che pensa di fare con l’invio a Bruxelles della responsabile della Farnesina?

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha risposto all’interrogativo sostenendo che Renzi non ci farà un bel nulla. Perché l’incarico di ministro degli Esteri della Ue serve solo a riempire una casella nella struttura burocratica di Bruxelles e non riveste alcun ruolo politico sostanziale. Il ché è vero, ma solo in parte. Perché è sicuramente certo che la Mogherini potrà differenziarsi da Catherine Ashton solo per quanto riguarda la gradevolezza dell’aspetto. La Ue non ha una politica estera da portare avanti per il semplice motivo che non esiste una entità politica unitaria dell’Europa in grado di esprimere una linea comune rappresentativa del Vecchio Continente.

Per cui l’impegno principale del ministro degli Esteri della Ue, oltre alla semplice rappresentanza, sarà di conservare costantemente un basso profilo politico per non mettersi in contrasto con le diverse e spesso divergenti linee di politica estera portate avanti dalle principali Cancellerie europee. È pensabile, ad esempio, visto che alla Mogherini è stato rimproverato di avere un atteggiamento conciliante nei confronti di Putin, che sulla vicenda ucraina la nuova Alta Rappresentante possa esprimere una linea non rigidamente concordata con Berlino, Parigi e Londra? Nient’affatto, come ha dimostrato la sua prima intervista ispirata all’immediato allineamento agli umori dei Paesi guida.

Ma la totale mancanza di una qualche autonomia politica non esclude che il ministero degli Esteri della Ue sia in ogni caso una carica di prestigio (sicuramente burocratico). E che, sempre per quanto riguarda il suo eventuale utilizzo da parte di Matteo Renzi, possa avere comunque una qualche ricaduta politica. Ma quale? Quella di un peso maggiore dell’Italia nelle scelte e negli indirizzi delle Cancellerie europee? E con quali finalità ed obiettivi politici?

L’impressione è che Renzi e la Mogherini non si pongano neppure quesiti del genere. Il nostro premier (e per conseguenza la sua protetta), infatti, sembrano avere come unico interesse quello del successo d’immagine. Che sicuramente c’è stato. Ma che per rivelarsi anche un successo di più lunga durata dovrebbe essere accompagnato dalla illustrazione di un qualche progetto non solo di politica estera unitaria dell’Europa, ma anche di creazione di istituzioni in grado di dare corpo, spessore e prospettiva alla diplomazia della Ue.

La Mogherini, poi, ha addirittura ipotizzato che il suo incarico serva soprattutto a stabilire relazioni sociali con i possibili futuri leaders europei attraverso i messaggini telefonici! Su questo punto la sua intesa con Renzi è totale. Il premier non ha avuto alcuna esitazione nel rilevare come a suo parere siano più importanti le persone che le leggi. Come a dire che per dare peso alla Mogherini e all’Italia nella Ue non sia necessario rinforzare l’istituzione sovranazionale per impedire che ognuno dei 28 Paesi porti avanti una sua particolare politica estera. Ma sia sufficiente l’ombra della sua persona sulla neo-ministra impegnata negli sms per darle un peso ed una funzione che la Mogherini non ha né sulla carta né nei fatti.

In politica, però, i palloni che si gonfiano troppo alla fine scoppiano!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27