Un Paese che produce   soltanto chiacchiere

La produzione industriale di luglio ha subìto una preoccupante flessione dell’1%. Ciò dimostra ancora una volta che non bastano 80 euro di mancia elettorale per stimolare una domanda aggregata in caduta libera. Il Paese stenta sempre più a generare ricchezza vera, di cui la stessa produzione industriale rappresenta un parametro piuttosto indicativo. Quest’ultima, in particolare, è scesa del 25% negli ultimi 7 anni. In soldoni questo significa che l’Italia rispetto al 2007 produce molte meno autovetture, calzature e elettrodomestici, quei beni che per lungo tempo hanno costituito la struttura portante della nostra industria. Eppure abbiamo un governo guidato da un ragazzotto che continua a promettere miracoli strutturali senza però avere il coraggio di mettere mano ai veri nodi che impediscono all’economia di riprendere a crescere.

Un’economia soffocata da un eccesso di spesa pubblica e di conseguente tassazione che non si può certamente liberare a colpi di chiacchiere e di annunci. Occorrerebbero misure concentrate sui grandi capitoli di spesa, sfidando l’inevitabile impopolarità che deriva da un seria politica di tagli strutturali. E invece sentiamo il Premier e il suo entourage blaterare di fantasiose lotte agli sprechi, rassicurando il popolo degli elettori che nemmeno un euro verrà sottratto al pubblico impiego, alla sanità e alla previdenza, malgrado in quest’ultimo settore l’Italia spenda assai più di qualunque altro partner europeo; qualcosa come 5 punti di Pil in più della Germania.

In tal modo si vorrebbe far credere ad una collettività sempre più confusa, rintontita da un’informazione da sempre schierata su posizioni stataliste, che per tagliare 20 miliardi di spesa pubblica, così come si è impegnato a fare “l’alchimista premier”, è sufficiente risparmiare sulle telefonate e le fotocopie, lasciando inalterato un perimetro pubblico smisurato. Ma per riequilibrare un sistema affetto da un eccesso di Stato e di tassazione, consentendo di liberare risorse onde rivitalizzare gli investimenti e i consumi privati, ci vuole ben altro. Altrimenti, andando avanti di questo passo, saremmo costretti a sostituire la produzione industriale con quella delle chiacchiere. Da questo punto di vista, soprattutto da quando Matteo Renzi si è preso la poltrona di primo ministro, non temiamo concorrenti nel mondo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24