Elezioni più vicine, altro che mille giorni!

giovedì 18 settembre 2014


Sono sostanzialmente d’accordo con Arturo Diaconale sull’eventualità di tornare al voto nella prossima primavera. Sarebbe questa la logica conseguenza dell’azzardo tentato da Matteo Renzi di portare il Paese fuori dalla crisi sulla base di un ottimismo ingiustificato e con la palla al piede della componente tradizionale del suo partito, la quale è in grado di bloccare in Parlamento qualunque iniziativa di Governo. E nel presentare alle Camere il suo programma dei mille giorni come una sorta di prendere o lasciare, con tanto di minaccia esplicita di far finire in anticipo la legislatura, il premier sembra aver già messo le mani avanti.

D’altro canto, se l’ex sindaco di Firenze pensasse realmente di durare altri tre anni sostenuto dall’attuale Armata Brancaleone, composta da molti residuati bellici della weltanschauung marxiana, non continuerebbe a sventolare di fronte ai tori più retrogradi della sinistra politica e sindacale il drappo rosso dell’abolizione del famigerato articolo 18. Trattasi chiaramente di un argomento tabù per intere generazioni cresciute con i miti del lavoro quale diritto universale e, proprio per questo motivo, oggetto di grande speculazione politica da parte dei suoi avversari interni, i quali non aspettano altro che potersi ricompattare su una barricata comune.

Ma dato che Renzi sul piano della politica politicante non è certamente l’ultimo arrivato, come dimostra la sua rapidissima scalata ai vertici della nostra democrazia di Pulcinella, toccare i fili ad alta tensione dello Statuto dei lavoratori, provocando inevitabile deflagrazione interna al Pd, non può che accelerare la fine di un Esecutivo messo sostanzialmente alle corde da una situazione economica e finanziaria catastrofica.

In tal modo, l’ambizioso Presidente del Consiglio si costruirebbe un formidabile pretesto per giustificare all’opinione pubblica il suo colossale fallimento, così da tornare al voto presentandosi come il paladino del cambiamento, in antitesi ai soloni della conservazione. Non vorrei, però, che egli facesse male i suoi calcoli e che, sul piano dei tempi avesse ragione Eugenio Scalfari quando sostiene che, con un Pil in caduta libera e con i conti pubblici fuori controllo, è probabile che arrivi prima la Troika a fare piazza pulita di un sistema politico che finora non è stato capace neppure di riformare la legge elettorale.


di Claudio Romiti