Se la misericordia è sinonimo di giustizia

Non stavo alla testa dei Bersaglieri a sparare cannonate a Porta Pia, non giravo di notte per far parlare 'Pasquino' e non mi sono mai identificato e continuo a farlo, tanto meno, con la schiera dei 'mangiapreti' di guareschiana memoria. Mi reputo indegnamente un verghiano 'verista', perché desidero che chi legge capisca il mio punto di vista etico sulle vicende delle quali parlo.

Come avrete capito voglio parlarvi di preti o meglio ancora di quei cinque 'boiardi' dal rocchetto bianco, con le maniche “rosso ponsò”, che è il porpora cardinalizio, i quali hanno scritto con inchiostro indelebile il 'non possumus' nei confronti di Papa Bergoglio riguardo l'apertura dell'amministrazione dei sacramenti a coloro che hanno qualche debito temporale con Madre Chiesa. Evviva la Misericordia! Non sono un estimatore di Bergoglio per le sue posizioni 'naif populiste' ma ritengo che la 'Misericordia' che predica sia il fondamento di ogni civiltà e non è altro che il dialogo vissuto dagli uomini e benedetto da Dio, qualunque esso sia.

Il dialogo esprime la maturità delle culture, delle personalità e delle comunità. E oggi, più che mai, lo scritto dei cinque porporati non è altro che benzina sul fuoco alle spinte fondamentaliste che vorrebbero interpretare la fede e la verità come possesso, che era prerogativa solo del pensiero pre-alessandrino, piuttosto che come dono. Dinanzi alle paure e alle inquietudine del tempo odierno, dobbiamo impegnarci a guardare la terra con gli occhi della fede, dell’amore e della Misericordia e aprire testardamente il cuore proprio quando potrebbe sembrare più facile chiudere bottega.

Da qui nasce il desiderio di giustizia che si configura in un nuovo umanesimo che deve essere spinto ai massimi termini, come un'esigenza fisica e naturale, per la quale, nella punizione dei soprusi mondani, non basta la blanda azione della provvidenza, quella con la 'p' minuscola ma occorrerebbe l'opporsi di una forza, la Provvidenza con la 'P' maiuscola, ben più giusta e manifesta. Allora 'mangiapreti'? No! Ho avversione per l'azione puramente epidermica delle liturgie e dell'azione dei tanti farisei con la 'talare' che si credono custodi di una realtà ingiusta alla quale opporsi con le preghiere e la rassegnazione. . “Se Dio onnipotente esistesse, cesserebbe volontariamente ogni male”.

Predicare la rassegnazione, come è uso di chi indossa il 'rocchetto' e distribuisce consigli di 'carità pelosa' dai pulpiti, è un distacco stoico, come la dottrina dell'ortodossia che questi predicano gravato dalla temporalità meschina di tanti suoi ministri, i quali trovano giustificazione nella visione agostiniana dell'uomo fragile, ferito, tentato. Non dare scandalo è confondere la fede con la complicità di non affrontare i problemi reali e quotidiani evitando così il gravoso incomodo di doverlo eliminare e sostituirlo con il bene. Ora, non temo i giudizi severi e il rogo di Campo de Fiori di coloro che potrebbero indignarsi perché non voglio essere complice, sebbene siculo, di quell'omertà che lede il falso perbenismo di chi predica bene ma razzola male.

Perché? Odio le pio tecnologie e l'esercizio del potere temporale con arbitrio e impunità in quanto rammento sempre nel silenzio del 'mio Deserto' e del mio essere 'pubblicano' l'insegnamento evangelico: 'Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, poiché siete come sepolcri imbiancati...'. Bergoglio aprendo ai sacramenti a chi è divorziato o sposando chi convive ha aperto consapevolmente le finestre della Chiesa pronunciando metaforicamente e anche incautamente, a mio parere' la frase evangelica: 'Non enim possumus quae che vidimus et audivimus non loqui'. Aria nuova, non vecchie abitudini che 'condannano' senza appello i peccati del Popolo di Dio. Come quel prelato di una Diocesi suburbicaria di Roma che ha negato, a suo dire per difetto procedurale, il sacramento più bello della vita a due giovani (attendevano il frutto del loro amore) che volevano consacrarsi a Dio nel sacramento del matrimonio. Per non parlare poi dei tanti parroci che legati alla scartoffie e ai profitti materiali rimbalzano i fedeli tra una giurisdizione e l'altra pur di non espletare con gioia l'amministrazione di un sacramento.

Per non parlare poi dell'amministrazione dei sacramenti ai diversamente abili, un tabù di cui non si deve e non si vuole parlare. Certamente non faccio di ogni erba un fascio ma fate un giro tra i ministri della Chiesa e vi accorgerete come questi sono più legati alla logica del potere e al parossismo del comando, alla forza del diritto e al diritto della forza con una bestialità mostruosa dove il sopruso del violento prevale sull'inerme schiacciandolo. Respirare santità e dispensare misericordia? Il mio Dio e quello di tanti altri non guarisce le nostre malattie con la potenza dei miracoli, ma con la presa su di sé l'infermità delle nostre passioni stimolandoci nella comprensione, nella cortesia e nella ricerca dell'amore perfetto verso gli altri. Cosa dico...eresie! Per favore in caso dovesse riarder il 'rogo' a Campo de Fiori non portate fascine da aggiungere alla pira ma gridate che “Misericordia è giustizia”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:22