Caso Mastella, “sussiste   il fatto” del danno

Dopo cinque anni di giudizio si scopre che “il fatto non sussiste”. Quegli stessi giornali che avevano dedicato pagine e pagine di scandalizzate cronache e di autentica gogna mediatica a danno di Sandra Lonardo ed al figlio Elio accusati di estorsione, si sono limitati a dedicare alla sentenza di assoluzione appena cinque righe. Lo hanno fatto perché la moderna regola giornalistica stabilisce che solo le notizie drogate hanno diritto alla prima pagina visto che il pubblico preferisce gli scandali e le condanne preventive alle assoluzioni postume? In parte sicuramente si. Ma solo in parte.

Perché Sandra Lonardo e suo figlio Elio sono rispettivamente la moglie ed il figlio di Clemente Mastella. E regola giornalistica, vecchia o nuova che sia, vorrebbe che la notizia dell’assoluzione della moglie e del figlio di Mastella riaprisse automaticamente la storia dell’uscita dello stesso Mastella dal Governo di cui era ministro della Giustizia e della caduta dello stesso Governo guidato Romano Prodi.

L’epoca era il gennaio del 2008. Ed il secondo Governo Prodi era in carica da più di un anno e mezzo dopo aver vinto, per appena ventimila suffragi in più sul centrodestra di Silvio Berlusconi, le elezioni del 2006. La coalizione di centrosinistra era fortissima alla Camera, dove grazie al Porcellum approvato a suo tempo proprio dal centrodestra, aveva potuto contare su un grande premio di maggioranza. Ma era estremamente debole al Senato, dove la distanza di consensi tra centrosinistra e centrodestra era minima (l’ultimo voto di fiducia era finito 165 a 155) e dove il Governo era tenuto in piedi, soprattutto dopo il passaggio del senatore Sergio De Gregorio dall’Italia dei Valori al fronte opposto, dai voti dei senatori a vita tutti schierati a sinistra.

L’iniziativa giudiziaria contro la moglie ed il figlio dell’ex Guardasigilli spinse lo stesso Mastella a dimettersi da ministro della Giustizia ed a creare le condizioni per la crisi di Governo. Prodi tentò di salvare la barca governativa e la legislatura. Ma tutti i suoi sforzi furono vani. Perché la sua era una maggioranza che si reggeva da tempo su un equilibrio precario e perché al suo interno era minata dal contrasto insanabile che si era creato tra lo stesso Mastella ed il suo partito Udeur, che chiedevano più spazio e per averlo si erano fatti promotori della riforma della giustizia, e l’allora ministro dei Lavori pubblici Antonio Di Pietro che, per difendere il proprio ruolo di campione del giustizialismo nazionale, si opponeva alla riforma e contestava il suo artefice del momento: Mastella.

L’iniziativa giudiziaria contro Sandra Lonardo e suo figlio Elio ebbe come effetto l’esplosione di questi contrasti, l’affondamento del Governo Prodi ed il conseguente ricorso alle elezioni anticipate. Riaprire questo capitolo della storia recente comporta sicuramente correggere la vulgata secondo cui Prodi venne liquidato dalla compravendita di De Gregorio da parte di Silvio Berlusconi. Ma comporta soprattutto risollevare la questione della incidenza delle iniziative giudiziarie sulla politica nazionale e della irreparabilità di questa incidenza quando le iniziative giudiziarie, dopo anni ed anni di scandalismo e di gogna mediatica, si concludono con la dimostrazione che erano fondate sul nulla.

Oggi Sandra Lonardo, il figlio Elio e Clemente Mastella possono festeggiare la sentenza che dopo cinque anni di sofferenze sancisce che il fatto a loro ascritto “non sussiste”. Ma il “fatto” provocato al Paese attraverso la caduta di un Governo e la fine di una legislatura sussiste e non può essere ormai cancellato in alcun modo. Rimuovere la causa di questo fatto, cioè l’irresponsabilità di chi avvia con troppa leggerezza iniziative giudiziarie di grande incidenza politica e sociale, è la prima riforma da realizzare se si vuole ridare un minimo di stabilità al Paese!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:20