Renzi e la “fuffa”   della lotta all’evasione

Prosegue a tutto campo la comunicazione messianica del Premier Matteo Renzi. Questa volta le sue sfolgoranti dichiarazioni d’intenti hanno preso di mira, inaugurando l’anno accademico della Guardia di finanza, l’eterno tema della cosiddetta evasione fiscale. Al grido di “è finito il tempo dei furbi, serve onore e disciplina”, il leader dei rottamatori ha promesso un fisco equo all’interno di norme semplificate. La sua idea, onde recuperare buona parte dei presunti 91 miliardi di tasse non pagate, sarebbe quella di trasformare l’attuale, kafkiano sistema tributario in una sorta di paterno consulente dei contribuenti, accompagnandolo passo passo lunga la complessa strada degli obblighi fiscali.

Ovviamente, per noi che seguiamo da decenni l’andamento di un regime tributario feroce e sempre più estorsivo, queste parole lasciano veramente il tempo che trovano. Ancora una volta il rampante politico fiorentino propone al Paese di intervenire in uno dei nodi sistemici più delicati attraverso il fallimentare paradigma del governo migliore, facendo partire dal Governo centrale tutta una serie di direttive, tali da far diventare l’elefantiaca e disfunzionale amministrazione fiscale un moderno e snello apparato al servizio del contribuente. Tutto questo all’interno di pubblico impiego in cui risulta praticamente impossibile spostare una scrivania da un piano all’altro di uno stabile.

Tuttavia anche questa idea, condivisa peraltro dalla gran parte dei politici di professione, che esista un tesoro sommerso – la citata evasione fiscale – a portata di mano, onde rendere lo Stato e i cittadini più prosperi costituisce una pia illusione da distribuire a piene mani ai gonzi e agli sprovveduti. All’interno di un regime politico nel quale la mano pubblica spende e preleva qualcosa come il 55 per cento del Pil , comprendendo circa il 20 per cento di sommerso – non solo buona parte della stessa evasione rappresenta una importante àncora di salvezza per il popolo dei produttori privati, ma sul piano macro essa permette – un po’ come accadeva ai kulaki sovietici durante la famosa Nep leninista – alla nostra devastata economia di restare ancora in piedi.

Se, infatti, per avventura se Renzi e i vampiri del Fisco – tramutati dal premier in angeli consiglieri del contribuente – riuscissero quasi ad azzerare l’evasione fiscale, gli effetti sul piano economico generale e, conseguentemente, su quello del gettito tributario allargato sarebbero devastanti. Tutto ciò non farebbe altro che aumentare la quota di risorse sottratte dalla mano pubblica alla componente spontanea della società, determinando nella sostanza un ulteriore e fatale restringimento del nostro fondamentale motore economico: l’iniziativa privata.

Caro Renzi, l’unico modo per ridurre ad un livello ragionevole l’evasione fiscale passa per un deciso abbattimento della spesa pubblica corrente e della tassazione, non ci sono altre strade percorribili. Capisco però che, per un volpino alla perenne ricerca del consenso, quest’ultima opzione sia improponibile. Ai politici di belle speranze i voti al popolo pagatore le mazzate fiscali. A ognuno il suo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25