Dall’India un’altra schifezza all’Italia

L’autorevolezza di un governo si misura anche dal grado di considerazione che la comunità internazionale gli riconosce. Il nostro Matteo Renzi di credibilità in giro per il mondo ne riscuote poca. La vicenda dei nostri marò sta lì, come un boccone indigesto, a dimostrarlo.

Nei giorni scorsi i legali dei nostri due fucilieri di marina, ancora inspiegabilmente intrappolati nel ginepraio indiano, hanno presentato una doppia istanza. Una chiedeva la concessione di una “licenza” a Salvatore Girone perché potesse rientrare in Italia a trascorrere le vacanze natalizie. Si voleva che riabbracciasse i familiari che non vede da un anno. L’altra, invece, riguardava Massimiliano Latorre. Com’è noto il nostro marò, già rimpatriato temporaneamente per curarsi degli effetti di un ictus che l’ha colpito nei mesi scorsi, ha chiesto alla Corte Suprema di New Delhi di poter prolungare il periodo di cura, che scade ai primi del prossimo gennaio. Massimiliano deve sottoporsi a un delicato intervento al cuore. Entrambe le istanze sono state respinte. Morale della favola, Girone non si muove da dov’è e Latorre deve rientrare in India anche se non è guarito.

I nostri ragazzi, a quasi tre anni dai fatti che li hanno visti involontari protagonisti, sono privati della libertà personale senza che a loro carico sia stato ancora formalizzato alcun capo d’accusa. Sono trattenuti illegalmente dalle autorità indiane non si sa più per quale ragione. Se non è barbarie giuridica, non sappiamo come altro definirla. Ciò che realmente accadde in quel maledetto 15 febbraio del 2012 sulla petroliera “Enrica Lexie” c’entra poco o nulla. Non importa a nessuno. Tutta la partita la si sta giocando sui rapporti di forza tra due Stati sovrani. Soltanto che mentre uno, l’India, è una potenza economico-strategica in costante ascesa, l’altro, l’Italia, è degradato a realtà marginale sullo scacchiere internazionale. Di chi è la colpa? È evidente che una sequenza di tre governi imbelli non ha aiutato l’immagine del paese a rivalutarsi nel contesto globale. Anche Renzi, il chiacchierone, non ha saputo fare meglio dei suoi predecessori.

Dopo il periodo di permanenza della signora Mogherini - una nullità assoluta - al ministero degli Esteri abbiamo sperato che la nomina di un politico di esperienza potesse servire più utilmente la causa italiana. Il conte Gentiloni, appena insediato, ci spiegò che certe problematiche, per concludersi con esiti positivi, dovessero essere trattate con la massima discrezione. Gli abbiamo creduto. Per questa ragione abbiamo evitato di stargli a ricordare quotidianamente che la questione di Latorre e Girone restava una ferita aperta nel cuore degli italiani. Abbiamo atteso fiduciosi che i membri del governo interessati alla pratica sfruttassero l’occasione del semestre di presidenza dell’Unione europea per portare a soluzione il contenzioso con l’India. Era chiaro che l’investitura comunitaria offriva loro maggiore peso negoziale per chiudere la partita con New Delhi. Abbiamo atteso e che cosa apprendiamo oggi? Niente di più di ciò che sapevamo già: l’India dell’Italia se ne sbatte. Questo è il capolavoro tutto nostrano della sinistra al governo.

Intanto, resta sul tappeto la violenza fatta ai nostri due ragazzi. Per quanto tempo ancora possiamo continuare a tacere? Non sarebbe giunto il momento che l’opinione pubblica iniziasse a mettere questo governo fondato sulle chiacchiere, come lo definisce lo stesso presidente Napolitano “di banditori di smisurate speranze”, con le spalle al muro? Sarebbe tanto assurdo cominciare a parlare in ambito europeo di sanzioni contro l’India? È chiaro che non se ne farà niente perché in Europa, come dappertutto nel mondo, non contiamo più nulla. Almeno fin quando continueremo a darci governi che sanno solo piegare la schiena davanti ai forti e non osano opporre anche un solo “No!” alle arroganti pretese di quelli che dovrebbero essere paesi alleati e amici. Di un Governo di tal fatta, di una classe dirigente tanto meschina e pusillanime, gli italiani dovrebbero soltanto vergognarsi. E prendersela con se stessi che a cotanta cialtroneria hanno pensato bene di affidare i propri destini.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:21