Berlusconi: la trappola del... Quirinale

Un tempo, quando ancora vigeva il sistema della leva obbligatoria, vi era l’abitudine, molto diffusa tra i ragazzi del sud, di iniziare alcune settimane prima della partenza un lungo tour tra parenti e conoscenti per i saluti. In realtà, era un’occasione per racimolare qualche omaggio, solitamente in generi di conforto, per attenuare le difficoltà dei primi giorni di acclimatamento nel duro ambiente della caserma. Il dono più agognato era la classica stecca di sigarette.

Giorgio Napolitano sembra voler ripescare quel desueto rituale. Ha cominciato a salutare tutti: amici, parenti, conoscenti, alte e basse cariche dello Stato. Alcuni si commuovono, altri tirano un sospiro di sollievo. Cosa spera di ricavarne? Si spera non una stecca di sigarette. Probabilmente l’idea è quella di mettere a segno l’ultimo colpo prima del finale: piazzare al suo posto un erede. Chi? È difficile dirlo. Quel che è certa è l’illogica fibrillazione scatenatasi all’interno dei “palazzi” che contano. Che spettacolo! Con tutti i guai che stanno lacerando il paese la politica non trova migliore occupazione che preoccuparsi del nulla. Che lo faccia la sinistra è fin troppo comprensibile. Matteo Renzi e compagni sperano di usare la vicenda del Quirinale come ennesima arma di distrazione di massa. Se i media, questo è il ragionamento, tengono impegnata l’opinione pubblica sulla storia di chi sarà il successore di Napolitano, gli italiani saranno meno attenti a ciò che accadrà all’indomani delle festività natalizie, quando un’altra robusta porzione di imprese, in particolare del commercio, chiuderà per sempre bottega.

Ciò che invece risulta francamente incomprensibile è il comportamento del Centrodestra e del suo leader in particolare. Silvio Berlusconi sembra che voglia fare dell’elezione del prossimo capo dello Stato la battaglia della vita. Perché? Spera forse che, influendo sulla scelta di una personalità “terza”, possa ottenere la riabilitazione morale che finora gli è stata negata? Se è così, spiace dirlo, si illude. Nessuno, una volta eletto anche con i suoi voti, vorrà dimostrare di avere tale debito di gratitudine da assumere comportamenti a lui smaccatamente favorevoli. L’informazione, al servizio permanente dei “poteri marci”, ci metterebbe poco a farne un solo boccone. Per non parlare dell’opposizione moribonda alla Beppe Grillo.

Uno sviluppo del genere avrebbe, sul Movimento 5 Stelle, lo stesso effetto tonificante di un farmaco salvavita. E poi c’è un meccanismo psicologico di cui tenere conto. Chiunque salirà al Colle vorrà dimostrare di essere indipendente. La prima cosa che farà è cominciare a dare legnate proprio al leader della destra. Altrettanto non accadrà a Renzi per il semplice motivo che la candidatura, per quanto in apparenza “super partes”, verrà comunque fuori dal milieu socio-culturale della sinistra. Com’è stato Napolitano, anche il nuovo eletto sarà intimamente organico, in senso gramsciano, alla sua matrice politica. Nel frattempo, nella speranza di avere voce in capitolo sulla scelta del candidato, Berlusconi sta cedendo terreno politico a Renzi oltre ogni misura. I sondaggi di tutti gli istituti di rilevamento lo attestano. Che si tratti di un errore gravissimo lo si riscontrerà con l’approvazione della legge elettorale che potrebbe, così com’è stata congegnata, titolarsi “come ti disintegro la destra senza che se ne accorga”.

Berlusconi farebbe bene a prendere le distanze dai giochi di palazzo nei quali l’astuto Renzi lo ha ingabbiato. Se poi il vecchio leone di Arcore volesse davvero trasformare la scelta del nuovo presidente in un’occasione storica di riconciliazione nazionale e di fine della contrapposizione politica eccessivamente muscolare allora dovrebbe smascherare la trama del suo giovane interlocutore fiorentino trovando il coraggio di appoggiare lui, alla luce del sole, la candidatura del più incarognito tra i suoi acerrimi avversari. Se vuoi la pace la devi stipulare con il tuo peggior nemico. Altrimenti, che te ne fai di un finto amico che ti molla alla prima curva? Berlusconi vada in televisione e spieghi agli italiani, in un discorso alto, da statista, del perché sia giunto il momento, per la dignità della sua storia umana e politica, di appoggiare la candidatura di un nemico giurato. Si chiamasse pure Romano Prodi. Di fronte a tanta generosità e lungimiranza chi avrebbe mai, tra i suoi avversari, il coraggio di torcergli anche un solo capello?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19