Strada: un santo laico dagli effetti collaterali

Gino Strada ha tutto il diritto di dedicare la propria vita alla cura ed all’assistenza di chi soffre nei territori meno protetti del mondo. E per questa sua vocazione al bene va sicuramente encomiato e considerato come un santo laico a cui si deve non solo il massimo del rispetto ma anche la più piena e completa considerazione.

Dato a Strada ciò che spetta a Strada, va però rilevato come sia del tutto infondata la sua reprimenda contro la politica italiana per le promesse non mantenute nei confronti della lotta all’epidemia di Ebola e la sua critica alle Asl del nostro Paese per la mancata concessione dell’aspettativa ai medici ed infermieri disposti a trasferirsi in Sierra Leone per collaborare con Emergency. E, anzi, siano anche pericolose in quanto destinate ad ingenerare convinzioni e comportamenti profondamente sbagliati.

L’epidemia di Ebola è un fenomeno drammatico che non si manifesta solo in Sierra Leone, ma colpisce molti altri Paesi africani e minaccia di estendersi anche fuori dei territori in cui si è inizialmente manifestato. Ebola, in altri termini, è un problema internazionale. Che va affrontato in termini internazionali e da quelle organizzazioni sovranazionali, prima fra tutte l’Onu, che alle radici della loro esistenza hanno proprio il compito di fronteggiare questioni planetarie di questo tipo. L’impegno del volontariato è sacrosanto, ma va inserito in un piano organico che va realizzato dalle autorità internazionali.

Per evitare non solo sprechi, sovrapposizioni, inefficienze e disorganizzazione ma anche per impedire che l’eccesso di buone intenzioni possa provocare non solo la santità di chi le professa, ma anche una serie di conseguenze negative per i Paesi da cui i santi laici provengono. Per una volta, infatti, la politica italiana e le Asl, che da questa politica dipendono, non hanno sbagliato nell’evitare di far scattare la crociata di assistenzialismo italico richiesta da Gino Strada. Perché una crociata del genere non solo avrebbe dei costi complessivi che in questo momento di crisi andrebbero a pesare su un bilancio pubblico già abbondantemente disastrato. Ma soprattutto perché un flusso in andata ed in ritorno di medici ed infermieri tra Italia e Paesi africani contaminati alzerebbe a dismisura il rischio di estensione dell’epidemia al nostro Paese ed al resto dell’Europa.

Non si tratta di rivendicare una sorta di diritto al sacro egoismo da contrapporre alla bontà politicamente corretta. Si tratta di evitare di finire all’inferno seguendo la strada lastricata di intenzioni tanto buone quanto sconsiderate e dagli effetti devastanti.

Strada, allora, faccia pure il santo da onorare e venerare. Ma lo faccia senza effetti collaterali destinati a moltiplicare a dismisura le piaghe che tanto generosamente vuole guarire!

Aggiornato il 11 dicembre 2017 alle ore 18:22