D-day, Matteo Salvini sbarca al centro-sud

L’infaticabile Matteo Salvini ha presentato “Noi con Salvini”, il movimento-costola-leghista che si propone di conquistare il bacino elettorale del centro-sud.

Non si tratta di una boutade propagandistica, piuttosto di un passaggio obbligato che la Lega Nord doveva affrontare in vista della sua trasformazione da entità localista a partito di respiro nazionale. Non è solo questione di numeri. Dietro questa scelta si intravede il processo di riposizionamento strategico del Carroccio 2.0, innescato dal cambio di dirigenza appena un anno orsono.

Salvini ha compreso, prima di molti altri dentro e fuori del suo partito, che la madre di tutte le battaglie non sarebbe stata combattuta in Italia, bensì in Europa. La critica radicale agli effetti degenerativi del mondialismo economico-finanziario lo ha condotto a riconsiderare le posizioni, in verità alquanto datate, che la Lega di Bossi aveva tenuto sul Mezzogiorno d’Italia. Il “Tombini di ghisa” della satira di Crozza, si è reso conto di una verità elementare: il Sud non è la palla al piede del Paese. Se oggi lui afferma che l’Italia o si salva tutta insieme - nord, centro e sud - o cola a picco non fa demagogia strumentale, al contrario racconta una verità.

Salvini insediato al Sud mette paura ai competitors politici. Altro che spauracchio. Tuttavia, l’aver sottovalutato la qualità della sua azione politica determina negli oppositori un grado di risposta molto scadente. Il Partito Democratico, ad esempio, spera di scacciare l’incubo leghista rievocando le espressioni, per la verità infelici, che il leader meneghino ha pronunciato contro i “terroni”. Insulti da tifoserie negli stadi. Sperare che i meridionali ci caschino significa avere un concetto molto basso del popolo della “Magna Grecia”. In realtà, la Lega ha fatto precedere il suo sbarco da un pregresso di comportamenti concreti, spesi in favore del Mezzogiorno, che hanno fatto breccia tra la gente del sud. Ben oltre gli slogan e gli sfottò. Un esempio per tutti. Quelli del centrosinistra ripetono ossessivamente che la leva del consenso leghista, anche nel Meridione, si basi sul messaggio razzista dello stop all’immigrazione. Non è così. Appena lo scorso febbraio, il Parlamento europeo ha ratificato un mortale accordo di cooperazione con il Marocco, che prevede l’abbattimento dei dazi doganali sui prodotti agricoli. È stata una pugnalata alla schiena per le nostre produzioni, in particolare quelle siciliane. Senza difese comunitarie adeguate i prodotti a basso costo provenienti dal Marocco hanno sbaragliato le produzioni di qualità che si fanno al sud. Un minimo amor patrio avrebbe voluto che tutta la delegazione italiana si battesse, come un sol uomo, per evitare uno scempio del genere. Invece, il centrosinistra, con tre sole eccezioni, ha votato a favore della ratifica. Solo il Pdl e tutta la rappresentanza leghista compatta hanno combattuto fino in fondo per difendere le arance siciliane, votando contro.

Domanda: pensate che, agli occhi dei meridionali, valga di più un comportamento del genere o il fatto che Salvini e compagni si siano lasciati andare a qualche truculento coro da stadio? I sondaggisti si interrogano in queste ore su quanto il nuovo movimento possa valere sotto la “linea gotica”. Visto che loro dànno i numeri, ci permettiamo di fare lo stesso. Il bacino potenziale di “Noi con Salvini” nella circoscrizione meridionale può superare agevolmente la quota del 10 per cento dei consensi con ampie possibilità d’incremento, se rapportate all’acuirsi della crisi economica alla quale questo governo continua a non dare risposte. La prossima tornata elettorale potrebbe riservare ai democratici amarissime sorprese. E, vivaddio, sarebbe anche ora!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19