Un’ancora di salvezza  targata Banca centrale

E venne finalmente il giorno del cosiddetto Quantitative easing promesso da Mario Draghi. Una colossale ondata di nuova liquidità creata dal nulla ben maggiore rispetto a ciò che si aspettavano i principali analisti internazionali.

Si tratta, in soldoni, di un aumento previsto di 1.140 miliardi della massa monetaria dell’euro, a colpi di 60 miliardi al mese fino al 2016 inoltrato. E per tacitare i mal di pancia della Germania e dei Paesi finanziariamente virtuosi, si è deciso di accollare alle varie banche centrali l’80 per cento dell’intera operazione, tanto da far dire ad un ignorante economico, il quale cura molti servizi giornalistici per il telegiornale di Enrico Mentana, che ciò dimostra che alla fine i falchi del rigore avrebbero vinto. Ma in realtà si tratta solo di una ripartizione nominale del rischio, visto che ogni banchetta nazionale sarà autorizzata dalla Bce ad emettere la quantità di euro che spetta al relativo Paese.

Di fatto si spalma sull’intera zona euro una buona fetta dei debiti sovrani, a tutto vantaggio degli Stati in maggiore difficoltà come il nostro, attraverso il sistema utilizzato nel corso della Prima Repubblica dalla Banca d’Italia, la quale aumentava la massa monetaria acquistando titoli di Stato. Ovviamente, così come accadeva in passato in Italia, la contropartita di tutto questo è un progressivo deprezzamento della merce/moneta, ossia l’inflazione, e il rischio concreto di veder scoppiare come fuochi d’artificio tutta una serie di bolle speculative. E, sebbene l’emissione di codesta nuova liquidità non sia ancora iniziata, l’euro ha già perso in poco tempo buona parte del suo valore acquisitivo – dato che i mercati finanziari tendono a scontare in anticipo le misure ampiamente previste – portandosi a livelli molto bassi rispetto ad un dollaro anch’esso oggetto da anni di forsennate politiche espansive da parte della Federal Reserve. Tutto questo, nel momento in cui l’economia globale sarà interessata da una forte ripresa, farà sentire i suoi effetti soprattutto dal lato delle materie prime e del costo dell’energia; elemento quest’ultimo particolarmente debole per l’Italia.

È comunque indubbio che l’Italietta renziana delle illusioni sparse a piene mani dal giovanotto di Palazzo Chigi sarà tra i maggiori beneficiari del citato Qe, consentendo alle fosche nubi che si stavano di nuovo addensando sul nostro colossale debito pubblico, principalmente a causa dell’ennesimo sfondamento del deficit corrente, di diradarsi per un certo tempo.

Adesso però bisognerà vedere se il Mandrake fiorentino intende utilizzare la nuova, ingente liquidità per sostenere le sempre più necessarie riforme di sistema – riforme tendenzialmente orientate a ridurre il costo dello Stato e ad abbassare l’insostenibile tassazione – oppure, così come ha fatto finora, proseguirà con maggior determinazione nella ricerca del consenso facile, regalando a pioggia altre camionate di pasti gratis ad un popolo economicamente e finanziariamente sempre più disorientato. Conoscendo il mio pollo, non ho alcun dubbio che Matteo Renzi sceglierà questa seconda, catastrofica opzione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:11