Renzi, il decreto Rai e la deriva autoritaria

Matteo Renzi irride quanti incominciano a denunciare la sua vocazione autoritaria. E, attraverso i suoi portavoce annidiati nei più grandi giornali, fa sapere di non considerare un pericolo un’accusa che, a suo dire, serve solo per lanciare un segnale di esistenza da parte di chi la lancia.

Ma il Presidente del Consiglio sbaglia nel sottovalutare l’incidenza sull’opinione pubblica di questa contestazione al mito dell’“uomo solo al comando”. Abbagliato dai sondaggi che parlano di un ampio gradimento degli italiani per il suo decisionismo, appare convinto che in realtà la polemica sulla sua presunta vocazione autoritaria non solo non lo danneggi ma, addirittura, lo avvantaggi. Dal suo punto di vista può servire ad alimentare quella tendenza popolare, tipica dei lunghi momenti di crisi, di affidarsi all’“uomo della Provvidenza” nella speranza che le sue capacità demiurgiche possano far risolvere i problemi che appaiono inestricabili e destinati ad incancrenirsi in maniera irreparabile.

Il calcolo di Renzi non è sbagliato in sé. Perché nel breve periodo funziona perfettamente. L’opinione pubblica in cerca di certezze e di punti di riferimento si affida a chi mostra di essere il più forte ed il più fortunato. Ma in questo calcolo si nasconde un rischio gravissimo. Il mito del demiurgo più forte e più fortunato va alimentato continuamente da prove di forza e da colpi di fortuna.

Chi s’incammina lungo questa strada deve sapere che tale percorso non consente retromarce ed abbandoni, ma impone di andare avanti alzando sempre e comunque le dimostrazioni di forza e di fortuna. Non c’è bisogno di tirare in ballo gli esempi della storia. Non solo quella lontana ma anche quella più recente. Basta il semplice buon senso per capire che queste dimostrazioni finiscono presto o tardi nello sfociare in una qualche forma di autoritarismo che non si concilia affatto con il sistema della democrazia liberale.

Il passaggio dall’“uomo solo al comando” per spirito di servizio al “conducente” che non deve essere “disturbato”, cioè dalla condizione di leader democratico a quella di leader autoritario, è progressivo ed inconsapevole. Chi vuole un esempio che per Renzi questa deriva sia già in atto non deve far altro che prendere in esame la questione della riforma della Rai che il Premier minaccia di fare per decreto e non per legge ordinaria.

Quali sarebbero per i renziani, che evidentemente riportano l’opinione del capo, le ragioni di necessità e di urgenza che giustificherebbero un eventuale decreto? La risposta è sconcertante: non le condizioni della Rai, ma la possibilità che le opposizioni possano fare ostruzionismo parlamentare. Come dire che il comportamento delle opposizioni rappresenta oggettivamente un’emergenza da superare con un atto d’imperio (su cui, magari, chiedere anche la fiducia!).

Insomma, un palese esempio di deriva autoritaria inconsapevole!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17