L’improvvisazione   è giunta al potere

Il clamoroso dietrofront del Premier Matteo Renzi sulla scuola conferma quanto scritto su queste pagine dal direttore de “L’Opinione”, in merito ai personaggi che ci governano. Ci troviamo di fronte alla “concreta realizzazione del principio dell’improvvisazione al potere”.

L’impressione è che, dopo la mirabolante sfilza di proponimenti che annunciavano l’avvento della cosiddetta buona scuola, i campioni delle chiacchiere al comando non abbiano la benché minima idea sul da farsi in relazione al più grande carrozzone della Pubblica amministrazione, definito giustamente da Mariastella Gelmini, quando era ministro dell’Istruzione, come un colossale ammortizzatore sociale. Un carrozzone smisurato che presenta un numero di bidelli molto superiore ai carabinieri in servizio.

Nei fatti, tra assunti in pianta stabile e precari, nel magma della scuola pubblica ruotano circa un milione e mezzo di addetti, con un rapporto talmente basso tra docenti/discenti da far impallidire la stessa Grecia, regno incontrastato dell’impiego pubblico. In sostanza, meno di cinque studenti si caricano sulle spalle una persona impegnata nello stipendificio chiamato scuola. Tant’è oltre il 97 per cento della spesa totale – quest’ultima assolutamente in linea con la media europea – viene assorbito dai trattamenti economici di chi ci lavora. Ed è anche per questo, oltre allo sfascio organizzativo di uno Stato che sa solo tassare e spendere, che poi mancano i quattrini per qualunque investimento strutturale e didattico.

Tuttavia, dato che la stessa scuola pubblica costituisce da sempre un naturale serbatoio di voti per la sinistra italiana, il cacciatore di consensi a buon mercato che occupa la stanza dei bottoni non poteva esimersi dal promettere altri pasti gratis proprio in questo nevralgico incubatore di consensi. Da quei l’idea geniale, maturata dal nostro sfolgorante genio della lampada, di stabilizzare un esercito smisurato di precari, per un costo di un miliardo di euro quest’anno e di ben tre a regime. Mere quisquilie per chi è riuscito a far passare una valanga di nuove tasse come la più grande riduzione fiscale della storia. Tuttavia, prima di gettare dalla finestra questa ennesima montagna di quattrini estorti a Pantalone, il conducator fiorentino avrebbe voluto condire l’evidente operazione elettoralistica con l’annuncio di una qualche fantasmagorica riforma della scuola. Solo che le sue poche e confuse idee sembrano essersi esaurite, tanto che nell’ultimo Consiglio dei ministri la cosa è stata liquidata con la promessa di un defatigante disegno di legge da presentare il 10 marzo, lasciando di fatto il cerino acceso della citata riforma in mano al Parlamento.

Però, occorre sottolineare, sia il Presidente del Consiglio sia la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, hanno tenuto a rassicurare i precari interessati circa la volontà del governo di farli assumere in pianta stabile. Le idee non ci sono, ma i voti ottenuti con i soldi degli altri non puzzano mai.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:11