De Luca il guastafeste  e la corsa solitaria

Pensate che la partita della scelta del candidato democratico alla presidenza della Campania si sia conclusa? Toglietevelo dalla testa.

Vincenzo De Luca, il vincitore, è percepito dall’establishment del Pd locale alla stregua di un alieno. Ruvido, polemico oltre misura, il già sindaco “sceriffo” di Salerno in tempi non sospetti aveva annunciato il desiderio di scalare il palazzo del governo regionale per fare piazza pulita non degli oppositori politici che, almeno sulla carta, dovrebbero essere quelli del centrodestra, ma dei suoi stessi sodali di partito. Perché? Tra lui e Bassolino non è mai corso buon sangue. Si sono fatti la guerra con tutte la armi disponibili. Quando “don Antonio” era al vertice ha plasmato la struttura organizzativa dell’ente regionale a sua immagine e somiglianza, creando una nuova classe di dirigenti pubblici locali che rispondevano a lui e a nessun altro. Quando è andato via i suoi sono rimasti ai loro posti di comando. Neppure il quinquennio di evanescente gestione del centrodestra ha scalfito il sistema di potere messo a punto.

Ora, le primarie hanno spianato la strada a De Luca. Questo almeno è ciò che appare. Ma è altamente improbabile che le consunte oligarchie bassoliniane gli permetteranno di vincere. Il pretesto per scaricarlo lo hanno trovato nella storiella dell’applicazione della legge Severino di cui il “condannato” De Luca dice di fregarsene. La signora Rosa Russo Iervolino, il disastro fatto donna alla guida di Napoli, ha lanciato sferzanti giudizi contro lo “sceriffo” che, a suo dire, vorrebbe porsi al di sopra delle leggi. Lei, un condannato non lo voterebbe.

Attenti bene, se una cariatide delle oligarchie dem dichiara pubblicamente il suo orientamento statene certi che non si tratta di voce dal sen fuggita. Quindi, vi è da presumere che nei prossimi giorni la componente bassoliniana tenterà ancora di sbalzare di sella lo “sceriffo”. Matteo Renzi, annusando l’aria, ha ritenuto di dover anticipare la parte di Ponzio Pilato in vista delle prossime festività pasquali. Almeno per il momento non intende sporcarsi le mani e la faccia con il fango campano. E lui, De Luca, che farà? Andrà avanti come un treno cercando di sfruttare ogni occasione per scrollarsi di dosso il peso ingombrante della nomenclatura del suo partito. Del resto quale condizione migliore per un lupo solitario che correre da solo? La sua presenza in campo probabilmente scioglie il nodo della collocazione dei centristi. Il bello e il cattivo tempo, per i popolari del territorio, li fa il vecchio Ciriaco De Mita, nemico giurato di De Luca. È facile prevedere che il pendolo dell’alleanza si arresterà anche questa volta sul nome di Stefano Caldoro al quale un aiutino potrebbe venire anche da un pezzo di Pd, come accadde già alla scorsa elezione, quando il giovane esponente del centrodestra vinse grazie al fatto che il rancoroso Bassolino, scaricato dal suo partito, non si mise di traverso nel nascente rapporto tra forzisti e demitiani.

In nome dell’anomalia “Campania” a fare muro contro De Luca potrebbe allora coagularsi il vecchio potere consociativo. Tuttavia, in uno scenario da “De Luca- contro-il-resto-del-mondo”, resta aperta un’incognita. La Lega, in versione “Noi con Salvini” è intenzionata a presentare una propria lista anche alle elezioni regionali. Se così fosse quale candidato governatore appoggerebbe? L’ancien régime inchiavardato nella riproposizione di un Caldoro a sovranità limitata? Oppure volgerà lo sguardo verso l’amico De Luca, ribelle e populista alla maniera di un “Pancho Villa“ alle vongole? Non è un mistero che Matteo Salvini abbia rivolto il suo sincero apprezzamento al sindaco sceriffo in più di un’occasione. Potrebbe essere tentato di far correre la Lega da sola scegliendo un proprio candidato di bandiera allo scopo di togliere voti al centrodestra servendo la vittoria su un piatto d’argento al salernitano. Sai che casino! Non vi intriga sapere come andrà a finire?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13