L’interpretazione della lezione francese

Ci sono due modi diversi per tentare di applicare la lezione che viene dalla Francia con le elezioni dipartimentali. Il primo è stabilire che se Nicolas Sarkozy riesce a recuperare elettorato a Marine Le Pen rincorrendo la leader dell’estrema destra sui temi a lei cari dell’immigrazione e della sicurezza, Silvio Berlusconi potrebbe fare altrettanto in Italia rincorrendo Mateo Salvini e facendo concorrenza alla Lega in termini di radicalismo di destra.

L’idea è frutto non solo di quanto è avvenuto in Francia ma dell’esperienza maturata dalla classe politica di eredità democristiana. Quando l’Msi minacciava di erodere l’elettorato centrista con temi populisti, la Dc correggeva di qualche grado la sua rotta propagandistica in direzione della destra e l’erosione veniva bloccata.

Ma c’è un secondo modo per tentare di interpretare ed applicare in Italia la lezione delle dipartimentali francesi. Ed è quello che registra come la Le Pen e Sarkozy abbiano intercettato il voto di quasi due terzi dell’elettorato e considera che se i due rinunciassero a combattersi per l’egemonia nell’area moderata la sinistra minoritaria sarebbe condannata all’opposizione permanente.

Naturalmente le condizioni politiche esistenti in Francia sono diverse da quelle italiane. Ma se a Parigi è impensabile che la Le Pen e Sarkozy possano dare vita ad uno schieramento unito di centro destra, in Italia la storia politica degli ultimi vent’anni indica che Salvini e Berlusconi possono più facilmente dare vita ad uno schieramento alternativo ad una sinistra condannata dalla leadership personalistica di Matteo Renzi alla spaccatura.

A favorire questa prospettiva contribuisce la novità rappresentata dall’annuncio di Giuliano Pisapia di non puntare al secondo mandato come sindaco di Milano. Il leader della Lega Matteo Salvini non ha mai nascosto di puntare a Palazzo Marino. Ma per farlo ha bisogno del sostegno non solo di Forza Italia ma di tutto lo schieramento moderato, compreso quell’Ncd che in Lombardia non condivide affatto la linea renziana di Angelino Alfano.

Non è escluso, allora, che in vista delle prossime elezioni regionali e dei futuri appuntamenti politici a partire dalle comunali milanesi, il centro destra italiano non segua l’esempio di quello francese le cui divisioni consentono ad Françoise Hollande di rimanere in pista e scelga la strada dell’alternativa unitaria a Renzi ed alla sua sinistra divisa e litigiosa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18