Caro Obama: così non va, ora ci spieghi

Signor Nobel per la pace, Barack Obama, ci dice cortesemente che diamine ci facevano 50 carri armati Bradley, di proprietà degli Stati Uniti, caricati su un treno-merci in transito per l’Austria, con destinazione Ucraina? Si tratta forse del suo personale contributo al mantenimento della tregua nella regione del Donbass, faticosamente raggiunta con gli accordi di Minsk? Non ci dica che la notizia è falsa perché ci sono le foto a confermarla oltre alla testimonianza oculare di Heinz-Christian Strache, leader del Partito della Libertà Austriaco, che ha divulgato la notizia. A che gioco sta giocando, signor Presidente? E quanti altri “cadeau” sputafuoco prevede di donare a Kiev?

La sua amministrazione ha deciso di portare la guerra in Europa. Ma se ci tiene tanto a indossare l’elmetto e la giubba, lo faccia a casa sua e lasci stare noi che di guai ne abbiamo già tanti. I Bradley sono mezzi potenti, equipaggiati con puntatore laser e calcolatore elettronico per regolare il tiro. Come armamento pesante montano un cannone automatico da 25 mm, con una dotazione di 900 colpi, 7 missili anticarro e una mitragliatrice coassiale da 7,62 mm. Impiegati sul terreno sono in grado di radere al suolo intere città. Pensava che dovessero sparare mortaretti nel giorno di San Giorgio? Allora a cosa sono destinati? Se lo scopo è proteggere la frontiera ucraina sono pochi. Se, invece, devono servire a dare una bella strigliata ai separatisti del Donbass sono l’ideale per un’efficace pulizia etnica. Lei sa perfettamente che se i Bradley dovessero entrare in azione i russi non starebbero a guardare. Non potrebbero.

È dunque alla reazione armata di Mosca che sta puntando, signor Obama? Se è così ci permetta di dirle che un leader globale dovrebbe avere più criterio. E non pensi di trascinarci dentro una tragedia servendosi del Patto Atlantico. Non avvertiamo il bisogno di scatenare una guerra contro un potenziale alleato nella lotta al terrorismo internazionale e all’avanzata dello jihadismo, nostro vero nemico. Gli italiani non la seguiranno. Soprattutto, non staranno a fare da spalla all’esercito ucraino alla testa del quale Kiev vorrebbe insediare un nazista dichiarato. L’ambiguo presidente Poroshenko vuole al ministero della Difesa Dmytro Yarosh, capo del partito Pravy Sektor, il gruppo ultranazionalista di fede nazista e antisemita. Ci creda, mister Obama, già facciamo tanta fatica a stare dietro alle smanie da potenza imperialista della Germania della signora Merkel, che tornare in quelle terre dopo settant’anni nuovamente dietro le croci uncinate, proprio non ci pare il caso. Abbiamo già dato. E poi in Ucraina avvengono cose strane. L’India si lamenta che le siano stati sottratti inspiegabilmente 5 aerei militari da trasporto. I velivoli facevano parte di una spedizione di 40 apparecchi inviati in Ucraina per la manutenzione presso la casa costruttrice “Antonov”. Ne sono tornati indietro 35. Dove sono finiti gli aeromobili mancanti? Forse che Kiev stia pensando di utilizzarli in prestito forzoso per qualche operazione di aviotrasporto di truppe su larga scala? Non che fare un torto all’India, di questi tempi, ci dispiaccia particolarmente, tuttavia ammetterà che si tratta di un atto di pirateria. È col fuoco che si sta scherzando. Una volta innescata la scintilla non occorre aspettare molto perché l’incendio propaghi e nessuno può prevedere le fiamme in quale direzione si espanderanno.

Signor Obama, faccia un regalo all’umanità e a se stesso: si fermi finché è in tempo. Persegua pure i suoi interessi ma lo faccia attraverso la via del dialogo e del negoziato. È la virtù dei forti saper riconoscere i propri errori e fare ammenda. Sarà ricordato dai posteri meglio di quanto sia considerato oggi dai contemporanei. Ci dorma su e poi faccia la cosa giusta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12