De Mita ed il vecchio che torna

Tra il nuovo che avanza ed il vecchio che arretra, la sinistra ha scelto la seconda opzione. Matteo Renzi va proclamando nel suo giro elettorale che vuole cambiare l’Italia e che non si lascerà fermare da quelli che frenano e puntano a bloccare le riforme. Ma intanto in Campania, attraverso Vincenzo De Luca, il suo sfidante al governatore uscente del centrodestra Stefano Caldoro, accoglie di buon grado il ritorno nella coalizione di sinistra di Ciriaco De Mita. E ha dimostrato in maniera incontrovertibile che il suo nuovo avanzante è tragicamente un vecchio arretrante.

Ciriaco De Mita non è soltanto l’ottantasettenne sindaco di Nusco che all’ultimo istante dell’ultima notte prima della presentazione delle liste ha compiuto un’improvvisa giravolta rompendo con Caldoro e passando con De Luca. È soprattutto l’esponente di punta della sinistra democristiana che dagli anni Sessanta in poi è stato non solo il sostenitore più convinto dell’alleanza tra cattolici e comunisti, cioè la radice politica da cui è nato il Partito Democratico; ma è stato soprattutto uno degli artefici più decisi e convinti, nelle fasi in cui si è trovato al vertice del potere come segretario della Dc e Presidente del Consiglio, di quello Stato burocratico e clientelare che dopo aver esaurito la sua funzione di gigantesco ammortizzatore sociale è il primo responsabile della crisi in cui versa il Paese e degli enormi sacrifici che gravano sulla stragrande maggioranza dei cittadini italiani.

De Mita non è un patetico sopravvissuto tornato nel borgo natio a trascorrere gli ultimi anni da autorevole notabile. È il simbolo di un passato che nel momento in cui torna marchia in maniera indelebile il presente ed il futuro. Si dirà che De Mita marca Renzi e De Luca allo stesso modo in cui marcava Caldoro. Ma non è così. Perché a spingere nelle passate elezioni regionali l’uomo di Nusco a scegliere il centrodestra era stata una ripicca personale. La reazione stizzita alla scelta dell’allora segretario del Pd, Walter Veltroni, a preferirgli la giovane Pina Picierno nella candidatura alle politiche. La giravolta repentina in favore di De Luca, invece, al di là dell’aspetto bizzoso, è stata il frutto di un richiamo della foresta politica e culturale di provenienza a cui l’antico leader della sinistra Dc non ha potuto resistere.

De Mita, in sostanza, è tornato a casa. E nel farlo, proprio perché non è solo il sindaco di un paese irpino da relegare nelle cronache locali, ma è il simbolo nazionale di una lunga stagione politica che ha prodotto la dura realtà odierna, diventa la testimonianza vivente che lo schieramento in cui è rientrato non è quello del cambiamento ma quello della conservazione e del ritorno al passato. Quel passato fatto di un consociativismo che ha prodotto clientelismi, burocrazie, sperperi , scandali, corruzione, è il primo responsabile del presente.

Per questo la campagna elettorale in Campania di “Vittime della Giustizia e del Fisco” sarà diretta a denunciare che Renzi e De Luca sono il “vecchio che torna”. Un “vecchio” destinato, purtroppo, a produrre sempre più vittime di un sistema giudiziario distorto e di un fisco predatore causati dello Stato burocratico-clientelare di ascendenza demitiana.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09