Matteo Salvini: il vero  problema per il Cav.

Sarà vero, anzi lo è, che quella di Raffaele Fitto non è soltanto una scissione, ma (anche) una scelta non occasionale e, come ha bene evidenziato Cristofaro Sola, politica. Uno strappo che indica, per ora a livello locale, una tendenza, uno schema, un approdo nella dimensione del conservatismo british (David Cameron)e, in prospettiva, repubblicano Usa (Reagan, Bush).

Una divaricazione che s’iscrive nella storia vicina e lontana di Forza Italia, da Dini a Casini, da Fini ad Alfano ed ora Fitto, il quale, ed è questa la prima contraddizione, non dice cose molto diverse dall’ultimo Cavaliere, anche lui invocante esiti simili ai Repubblicani americani. Ma la scissione fittiana c’è stata e, come le altre, pesa e peserà. Lo vedremo molto presto dopo le elezioni regionali, al netto, comunque, delle impressionanti capacità di recupero di Silvio Berlusconi. Diciamo “al netto” per il semplice motivo che la crisi di Forza Italia c’è oggi e ci sarà dopo il 31 maggio. Perché è, soprattutto, una crisi di identità.

Ma se Fitto ha alzato un dito per segnare un traguardo, sia pure contraddittorio, sulla cui raggiungibilità restano le nostre più vive perplessità, il ditone che Matteo Salvini punta quotidianamente, grazie specialmente all’immensa platea offertagli da mane a sera dalle televisioni - dove primeggiano quelle del Cavaliere, contraddicendo le accuse di parteggiare per il loro proprietario - ha un obiettivo primario: impossessarsi dei voti di Berlusconi. Salvini è dunque il vero, grande problema per Forza Italia, almeno dal punto di vista “milanese”.

Salvini è un vero leader, ha risollevato la Lega Nord dal baratro dei Trota e Belsito portandola a consensi (nei sondaggi) che hanno superato quelli di FI, ha ribaltato il secessionismo in favore di un nazionalismo antieuropeo e protezionistico sulle frontiere minacciate dall’incubo dei barconi quotidiani, collocandosi nello spazio di quella estrema destra di una Marine Le Pen che tende a svuotare il postgaullismo sarkoziniano. Esattamente come sta facendo Matteo bis (cooperato dal Matteo primo) col berlusconismo.

Questo travaso non avviene per caso. È un grande problema perché è un problema politico. Che riguarda, ancora una volta, l’identità di FI. Il muoversi irruento salviniano non soltanto fra i talk-show, ma dentro le preoccupazioni e le paure del nostro tempo, quel suo modello che si sta imponendo in una fascia ampia di italiani è tanto più aggressivo quanto più gli è consentita l’espansione proprio in quelle fasce occupate dal Cavaliere. In altri termini, la crescita della nuova Lega è di certo agevolata dalla facilità di una posizione di opposizione dura e pura che offre risposte facilissime a problemi difficilissimi (la demagogia all’opera…), ma un contributo a questa probabile vendemmia elettorale viene dall’assenza o quasi di una posizione chiara, di un progetto preciso. Di un’offerta diversa da parte di Forza Italia. Attenzione, non si tratta di ripudiare alleanze locali o di respingerne ipotesi più ampie, ma di porsi sempre come soggetto autonomo, geloso della propria storia, fervido nella sua progettualità. Nessuna alleanza è proficua se uno dei due contraenti dice “o con me o contro di me”. E Salvini ha imposto questa linea, che sarà pure fruttuosa, a cominciare dai sondaggi, ma non potrà mai prevalere nel momento della sua traduzione in progetto di Governo. C’è da scommetterci. Che fare, dunque? Se, infatti, Salvini, per non dire di Fitto, è il problema e non la soluzione, tocca al Cavaliere tracciare confini precisi recuperando un’identità liberale, liberista, libertaria, antistatalista, garantista che era ed è nel cuore profondo, nel Dna del suo movimento.

E non è casuale che una delle inziative, in verità pochine, più indicative di questo comune sentire sia la lista promossa dal nostro direttore, Arturo Diaconale. Tracciare confini ma anche dei percorsi autonomi che indichino una meta. Ma che, soprattutto, diano una risposta positiva a quelli che si pongono la fatale domanda: per chi votare? Ma soprattutto, perché andare a votare?

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10