Per Touil il governo brancola nel buio

Parlare di Angelino Alfano è come raccontare barzellette: la sai l’ultima? Fino a ieri, per il ministro dell’Interno, non esistevano pericoli di infiltrazioni terroristiche tra i migranti clandestini accolti sulle nostre coste. Oggi si scopre che, in un tranquilla cittadina della provincia milanese, se ne stava beato e tranquillo un giovane marocchino approdato in terra siciliana da un barcone.

Ma lui in Italia non avrebbe dovuto esserci, avendo ricevuto dalle nostre autorità un ordine di rimpatrio obbligatorio. Il gentiluomo ha declinato false generalità alla polizia al momento dello sbarco. Per le nostre leggi è un clandestino. Nonostante ciò ha raggiunto, senza difficoltà, la madre che lavora da noi con regolare permesso di soggiorno. Ed è stata proprio la madre, denunciando il presunto smarrimento del passaporto del figlio, a fare chiarezza sulla sua identità. Lui si chiama Touil Abdelmajid ed è stato arrestato ieri l’altro in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria tunisina. Il giovanotto è accusato di aver preso parte alla strage del Bardo a Tunisi, due mesi orsono. Strage nella quale hanno perso la vita degli italiani innocenti.

Tutto è accaduto sotto il naso del nostro Governo. Le opposizioni chiedono le dimissioni del ministro dell’Interno. Alfano, invece, preferisce prendersi gli improperi piuttosto che mollare la poltrona. Resta a coprire le scelte sconsiderate della sinistra nostrana, abusando di un’investitura ricevuta dagli elettori per fare l’opposto di quello che sta facendo. Abbiamo dovuto attendere lui per arrivare a dubitare della norma costituzionale che sottrae gli eletti al vincolo di mandato con gli elettori. La sinistra, nel timore di subire la riprovazione dell’opinione pubblica, corre ai ripari trincerandosi dietro un per lei insolito garantismo.

Fanno sapere i compagni buonisti che bisogna essere cauti e non affrettarsi in giudizi sommari. Parole che sulle loro labbra suonano stonate. Per nascondere una colpevole insipienza sono arrivati a mettere in discussione perfino l’attendibilità degli organi giudiziari tunisini. Poi si scandalizzano se all’estero non ci considerano. Tutto pur di non dover ammettere l’evidenza: l’Italia dell’accoglienza è un colabrodo che fa acqua da tutte le parti. Nessuna meraviglia, dunque, se nei prossimi giorni assisteremo alla inappropriata beatificazione del clandestino.

Tuttavia, se dovessero essere dimostrate le accuse, saremmo al cospetto di un feroce assassino che avrebbe scelto di fare il latitante a pochi chilometri dalle sue incolpevoli vittime. Vi sembra normale una cosa del genere? Sarebbe auspicabile che il nostro Governo facesse il suo dovere accogliendo la richiesta di estradizione che le autorità tunisine avanzeranno. E non ci si dica che la cosa non si può fare perché in quel Paese vige la pena di morte. I terroristi ci hanno dichiarato guerra, per cui non possono valere regole concepite per il tempo di pace.

Se gli indizi di colpevolezza dovessero risultare gravi e concordanti non si facciano giochini con il diritto naturale degli italiani a vivere in sicurezza a casa propria, soltanto per non dare un dispiacere alla presidente Laura Boldrini, nostra “Signora dei migranti”. Sarebbe come ammazzare le donne e gli uomini caduti al Bardo una seconda volta. Compreso il messaggio, ministro Orlando?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13