L’onnipotente partito della spesa pubblica

Com’era scontato che accadesse, il dominante partito unico della spesa pubblica, il quale si estende ben oltre la politica vera e propria, è saltato molto velocemente sul carro dei pensionati, dopo la discutibile sentenza della Consulta sulle cosiddette indicizzazioni bloccate dal Governo Monti.

A tal proposito, dimostrandosi più realista del re come si suol dire, mi ha colpito l’enfasi del presidente del Codacons, Carlo Rienzi (nella foto), il quale, ospite di un programma televisivo, ha tuonato in difesa dei poveri pensionati, affamati a suo dire dalle mancate rivalutazioni per gli assegni superiori a tre volte il minimo. Probabilmente questo noto avvocato salernitano, che in passato ha tentato senza successo di farsi eleggere con alcune liste ispirate alla sua attività di paladino dei consumatori, ha ritenuto conveniente schierarsi dalla parte dei consumatori di tasse per eccellenza come sono i pensionati italiani, soprattutto all’interno di un sistema che per oltre quarant’anni ha regalato vitalizi a destra e a manca.

Ma il caro Rienzi dovrebbe altresì considerare che, dal momento che nessun pasto è gratis, ci sono altri consumatori che alla fine saranno chiamati a pagare il conto di qualunque dissennata sentenza che faccia esplodere i conti pubblici: i pagatori di tasse in generale e i lavoratori delle ultime generazioni in particolare.

A tal proposito vorrei rendere edotto il presidente del Codacons, nel caso non fosse informato sugli antipaticissimi numeri, che secondo un recente studio della Cgia di Mestre l’Italia spende per le pensioni, al netto dell’assistenza, circa 270 miliardi di euro all’anno, ovvero il 16,8 per cento del Prodotto interno lordo. Si tratta di una cifra colossale, incompatibile con le condizioni economiche del Paese di Pulcinella, che supera di gran lunga la già alta media europea. E quando lo stesso Rienzi, sempre nel corso del succitato programma, si chiede retoricamente il motivo per il quale ogni Esecutivo in difficoltà si rivolga sempre al capitolo della previdenza pubblica, egli potrebbe trovare agevolmente la risposta negli impietosi bilanci dell’Inps, anziché continuare a sparare irresponsabilmente, per un attimo di popolarità a buon mercato, sulla croce rossa di uno Stato burocratico e assistenziale praticamente fallito. Uno Stato delle cicale acquisite che è ancora tenuto in vita dalle politiche espansive della Bce e che, per questo, può ancora permettersi di far suonare le tante orchestrine della spesa facile, come quella diretta dall’avvocato Rienzi, illudendosi che nessuno pagherà mai il conto finale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10