Dalle carte segrete Ue la verità sulla Libia

L’Espresso ha pubblicato sul suo sito on-line atti riservati del Consiglio dei Ministri della Difesa dei “ventotto” e del Comitato militare dell’Unione europea. Oggetto: il piano d’intervento armato per fermare le attività criminali degli scafisti sul suolo libico. La fonte che ha divulgato i documenti segreti è l’organizzazione di Julian Assange, quello dello scandalo Wikileaks.

Dal contenuto delle carte pubblicate apprendiamo le reali intenzioni dei partner europei sulla questione dell’onda anomala d’immigrazione clandestina che si sta abbattendo sulle nostre coste. Intenzioni serie, per nostra fortuna. Delle sciocchezze propagandistiche sull’accoglienza pelosa all’italiana non vi è alcuna traccia. Al contrario, è detto a chiare lettere che il problema deve essere affrontato portando i militari ad agire sul suolo libico allo scopo di neutralizzare le imbarcazioni usate per la tratta di esseri umani e di sequestrare i beni dei trafficanti. Per svolgere questi compiti i documenti raccomandano l’individuazione di regole d’ingaggio “robuste e riconosciute”, ponendo l’accento sulla difesa e il soccorso degli immigrati che potrebbero essere utilizzati come scudi umani dai criminali.

Il dossier ne ha pure per gli organi d’informazione. Secondo il Comitato: “La strategia (comunicativa, ndr) deve evitare di suggerire che il focus è il soccorso dei migranti in mare, ma sottolineare che l’obiettivo dell’operazione è distruggere il modello di business dei trafficanti”. È un ceffone dato in piena faccia ai media italiani. È messo nero su bianco che il target è la fine del traffico, non il suo ampliamento come vorrebbero i professionisti nostrani del buonismo. Ma non è tutto. Il Comitato prende in considerazione la possibilità di estendere l’intervento armato alla protezione dei pozzi petroliferi. Evidentemente in Europa prendono molto più di noi sul serio la minaccia derivante dall’espansione delle milizie dell’Is nel Paese nordafricano. Questo è esattamente il tipo d’approccio ragionevole che ci saremmo aspettati. Le fantasie della sinistra di casa nostra in materia di ripartizione degli immigrati e di rinegoziazione del Trattato di Dublino sono evaporate senza lasciare traccia.

Il nostro Governo tace sulla vicenda perché non ha il coraggio di raccontare agli italiani la verità. Anche quella amara di un impegno militare diretto che potrebbe mettere a rischio le vite dei nostri soldati. È inutile fingere che il problema non esista. La possibilità, ci auguriamo remota considerata la grande professionalità delle nostre forze armate, c’è. Tuttavia non si può evitare, oggi, un rischio sostanzialmente contenibile per impedire, domani, una crisi ben più gravida di pericoli e di vittime sia militari, sia civili. La strage al museo del Bardo di Tunisi di due mesi orsono ne è stato un primo, doloroso assaggio. Resta ora il problema della copertura internazionale all’operazione che dovrebbe essere data dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Purtroppo è annunciata la contrarietà della Russia e della Cina ad avallare l’intervento militare in Libia. La diplomazia europea dovrà impegnarsi al massimo per convincere le due potenze, che hanno poteri di veto in seno all’organismo Onu, a dare il via libera. Non sarà facile visto come l’Europa si è comportata con Mosca negli ultimi tempi, ma la strada va tentata, magari prevedendo anche un loro coinvolgimento diretto nella composizione del contingente militare da impiegare, perché è in ballo qualcosa di più di un problema di sicurezza locale. In Libia è in gioco un pezzo importante del futuro dell’Occidente.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14