Regionali ed eclissi del voto europeo

Qualunque possa essere il risultato complessivo delle elezioni regionali di domenica, il suo effetto sarà quello di sovrapporsi e cancellare il risultato delle ultime elezioni europee. In teoria potrà anche rafforzare e consolidare quel risultato, segnato dal trionfo personale di Matteo Renzi capace di portare il suo Partito democratico alla quota mai raggiunta in precedenza del 41 per cento. Ma, con ogni probabilità, difficilmente potrà ricalcare quell’esito semi-plebiscitario della consultazione europea. Perché nel frattempo le condizioni politiche generali sono in gran parte cambiate con la sostanziale tenuta di Beppe Grillo, la crescita di Matteo Salvini, la riapparizione in campagna elettorale di Silvio Berlusconi e le polemiche e le fratture che si sono verificate all’interno del Pd.

Il Premier è perfettamente consapevole del rischio di assistere ad un risultato che comunque segnerà un arretramento del proprio partito rispetto a quello delle Europee. E ha tentato di correre ai ripari inizialmente negando che il voto regionale potesse avere una qualche valenza nazionale. Poi si è reso conto che la sua era una pretesa del tutto irrealistica visto che da sempre le elezioni regionali, soprattutto quando riguardano ampie aree del Paese, costituiscono una cartina di tornasole fin troppo significativa della situazione politica generale. E si è buttato a capofitto in una campagna elettorale per lui nient’affatto facile in quanto impossibile da trasformare in una sorta di referendum-plebiscito sulla sua persona a causa della presenza ingombrante, ed in qualche caso anche imbarazzante, dei candidati governatori espressi dal proprio partito.

Il vero problema di Renzi, infatti, è di non aver potuto giocare da solo la partita delle Regionali, ma di essere stato costretto a tentare o di sostenere e puntellare personaggi deboli o controversi come la Paita in Liguria, De Luca in Campania, la Moretti in Veneto e gli scialbi candidati presidenti del Pd in Umbria e nella Marche. O, peggio, a subìre, come nel caso di Emiliano in Puglia, la presenza di soggetto sicuramente vincente ma, proprio per questo, per nulla disposto ad essergli obbediente e subordinato.

Tutto questo, oltre alla ritrovata combattività di Silvio Berlusconi, al rilancio della opposizione da parte di Salvini e Grillo ed alla accentuazione dei disagi e delle difficoltà di una crisi che non accenna a finire, lascia prevedere che il voto regionale determinerà un’eclisse del voto europeo che non potrà non incidere pesantemente sul resto della legislatura.

Con elezioni anticipate nel giro di un anno? Con il tentativo di dare vita ad un nuovo Governo di larghe intese? La risposta è nascosta nel voto di domenica!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17