Renzi/Marino: appello  per le elezioni subito

Fino ad ora ci si è chiesto se fosse mai possibile commissariare il Comune di Roma per le infiltrazioni mafiose dello scandalo “Mafia Capitale” alla vigilia del Giubileo indetto da Papa Francesco ed alla luce della battaglia che il Coni ha ingaggiato a livello mondiale per tornare ad ospitare nell’Urbe le Olimpiadi. E fino ad ora la domanda ha avuto una risposta inequivocabile. Commissariare il Campidoglio avrebbe un effetto nefasto sull’immagine di Roma, trasformando l’anno del pellegrinaggio delle masse cattoliche sulla tomba di Pietro nell’anno della trasformazione dell’Urbe nella Capitale mondiale della mafia. Con l’effetto di scoraggiare l’arrivo di quei milioni di turisti religiosi da cui ci si attende un impulso alla ripresa. E di vanificare qualsiasi sforzo per aggiungere all’effetto-Giubileo anche l’effetto-Olimpiadi.

Tutto questo fino alla scorsa settimana. Perché la “seconda ondata” di Mafia Capitale ha radicalmente modificato l’interrogativo e stravolto la risposta. Ora non ci si chiede più se si possa “sporcare” l’immagine di Roma con il commissariamento del Campidoglio e non si risponde escludendo tassativamente questa ipotesi. Adesso si deve necessariamente porre la questione se Roma e la sua immagine, proprio nella prospettiva del Giubileo e nella speranza delle Olimpiadi, possano permettersi mesi e mesi di progressivo logoramento a colpi di polemiche, rivelazioni, confessioni, ritrattazioni e, naturalmente, speculazioni interne ed internazionali sulla presenza della mafia sotto la statua di Marco Aurelio.

L’esaurirsi della “prima ondata” giudiziaria su Mafia Capitale aveva lasciato immaginare che fosse possibile far depositare e spazzare via il polverone dello scandalo prima dell’estate. La “seconda ondata” ha reso evidente che questa ipotesi era una pia illusione. E che il nuovo terremoto giudiziario è destinato a far rialzare chissà per quanto tempo ancora il polverone delle polemiche e delle speculazioni sulla natura mafiosa di Roma e dell’Italia.

C’è solo un modo per tentare di bloccare questo processo di distruzione della Capitale e dell’intero Paese. Ed è quello dirompente non del commissariamento, ma dell’autoscioglimento del Consiglio comunale come atto di doverosa responsabilità nei confronti non solo dei romani e degli italiani, ma dell’intera opinione pubblica mondiale. Ad Ignazio Marino non si deve chiedere di ammettere colpe che probabilmente non ha. Si deve far comprendere che ogni giorno passato a resistere nel “bunker” del Campidoglio sotto il fuoco concentrico delle polemiche e delle speculazioni è un giorno che serve solo ad aumentare e moltiplicare a dismisura il discredito sulla città. E lo stesso vale per Matteo Renzi. Al quale va lanciato un appello a mostrare le sue qualità di leader decisionista, risparmiando a Roma (e anche a se stesso) mesi e mesi di inutile e devastante logoramento.

La via d’uscita, in sostanza, è solo quella del voto anticipato segnato dalla sostituzione integrale della vecchia classe dirigente di tutti i partiti implicati nello scandalo. Un voto che va celebrato il prima possibile. Magari in concomitanza con l’apertura di un Giubileo che per una volta non porterà l’indulgenza plenaria per i peccatori, ma la radiazione dei mascalzoni dalla vita pubblica!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14