L’ultimo fallimento al G7 di Schloss Elmau

mercoledì 10 giugno 2015


Sul G7 di Schloss Elmau è calato il sipario. Ma la rappresentazione che è andata in scena preoccupa. Nel carniere resta il solito pugno di mosche con l’aggiunta di un paio di polpette avvelenate servite ai commensali da un Barack Obama sempre più avvitato nei suoi errori.

I “sette grandi” esultano per l’accordo trovato sulla salvaguardia del clima del pianeta. Ma è aria fritta perché la decisione di contenere l’innalzamento della temperatura globale entro il limite dei 2 gradi Celsius è soltanto un lodevole proposito. Per essere efficace è necessario che l’approvino anche le vere potenze industriali globali. Come la Cina, l’India e il Brasile. I loro ritmi di crescita produttiva sono direttamente proporzionali all’incremento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera. Se non convinci loro a darsi una regolata, l’accordo siglato l’altro giorno vale quanto la carta straccia.

In compenso, il presidente Obama ha piazzato due colpi micidiali. Il primo ha riguardato l’accelerazione del processo che deve condurre alla firma del trattato di partnership commerciale transatlantica (Ttip). Checché se ne dica, l’accordo di libero scambio tra Usa e Ue, così com’è stato concepito, rappresenta un disastro per le piccole e medie produzioni continentali, in particolare italiane. Occorrerebbe perciò estrema cautela prima di sottoscrivere patti leonini. Sai che gioia sapere che Matteo Renzi è pronto a firmare qualsiasi cosa gli venga messa sotto il naso dai suoi sponsor politici di oltrefrontiera. Anche la carta igienica.

Ma la seconda pietanza servita da Obama è, se possibile, ancora più tossica della prima. Riguarda i rapporti con la Russia di Putin. Si sperava in un ravvedimento che non c’è stato da parte dei “7 grandi”. Invece, le sanzioni economiche in vigore sono destinate ad essere incrementate. La sensazione è che si stia facendo di tutto per provocare uno scontro aperto con Mosca. Si continua ad accusare la Federazione Russa di mire imperialiste, riguardo alla situazione dell’Ucraina, senza muovere un dito affinché il governo di Kiev faccia il suo dovere ottemperando agli accordi di Minsk. Obama continua a pensare che la strada giusta sia quella di strozzare l’economia russa. È una follia e i fatti lo dimostrano. Nei mesi dell’embargo gli unici effetti negativi hanno riguardato principalmente l’Italia, storico partner commerciale della Russia. Al contrario, il tentativo d’isolamento ha spinto il Cremlino a guardare a Oriente in direzione della Cina e dell’India.

Dopo il vertice di Schloss Elmau, c’è da scommettere su una reazione di Mosca alle insensate conclusioni del G7. E il terreno per provare un braccio di ferro con un’Unione Europea tetragona si chiama Grecia. Tra pochi giorni Putin incontrerà il premier ellenico Tsipras, al quale offrirà l’ingresso tra i soci della nuova banca d’investimenti creata dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud-Africa). L’apertura di una linea di credito agevolato alla Grecia avrebbe immediate, e incalcolabili, conseguenze sul fronte geopolitico. Eppure Obama e soci sembrano sottovalutare la pericolosità della situazione. O forse è proprio ciò che si vuole? Creare il pretesto per un’escalation della crisi sul confine orientale dell’Europa.

In questo scenario la piccola Italia, con il suo inadeguato rappresentante, non porta a casa nulla. C’era un problema Libia da affrontare. Invece, non si è andati oltre una generica pronuncia di fede nella speranza che quelli di Tobruk e quelli di Tripoli la smettano di prendersi a cannonate e facciano la pace per il bene del loro Paese e dell’intera area mediterranea. E ci voleva un vertice del mondo libero sulle montagne bavaresi per partorire un’amenità del genere?


di Cristofaro Sola