L’avvertimento del Financial Times

“I problemi greci mascherano il rischio crescente in Italia e in Francia”. Un’attenzione tutta concentrata sul Paese ellenico e che quindi occulta agli occhi degli osservatori internazionali le mancanze “strutturali” dello Stivale e dei cugini d’Oltralpe”. È quanto si legge in un recente articolo pubblicato dal “Financial Times”, uno dei quotidiani economici più autorevoli del mondo. Mentre, in precedenza, il “Wall Street Journal” segnalava “che il rischio Grecia pesa sull’Italia molto più che sugli altri partner europei”.

D’altro canto, proprio sul piano delle tanto invocate riforme strutturali, il Belpaese non si discosta molto dall’atteggiamento irresponsabile dei governanti ellenici, i quali – per la cronaca - si ostinano a non voler ridurre in modo ragionevole la spesa pubblica, raccontando ai preoccupati creditori che il loro insostenibile sistema previdenziale, che si regge solo grazie alla fiscalità generale, sta bene così com’è, con metà dell’enorme massa di pensionati che percepisce un doppio vitalizio.

La medesima favola che si racconta in Italia, in cui quel pericoloso ultraliberista di Massimo Giannini, nuovo conduttore di Ballarò, chiedeva - nel corso di una recente puntata del suo talk-show - agli ospiti in studio se il nostro Paese può permettersi una previdenza pubblica che è arrivata a sfiorare il 20 per cento del Prodotto interno lordo. Ma all’interno di un panorama politico che si fa la concorrenza a colpi di “pasti gratis”, nessuno proporrebbe qualcosa nella direzione di quei necessari risparmi di spesa per evitare l’iceberg di una bancarotta annunciata. Se da noi esistessero veri statisti, e non semplici imbonitori da baraccone, non si metterebbero in piedi riformicchie della scuola che mirano, al di là della propaganda, ad aumentare la già colossale pianta organica del settore per pure ragioni di consenso. Sotto questo profilo, non vedo niente di strutturale in un carrozzone pubblico che continua a svolgere il ruolo di immenso ammortizzatore sociale, malgrado l’edificante etichetta di “buona scuola” appiccicatagli da Matteo Renzi.

Non avendo fatto nulla per ridurre il peso di uno Stato che ci condanna all’inferno della stagnazione, il nostro giovane premier deve sperare che si trovi un accordo che eviti il prossimo default della Grecia. Altrimenti, vista l’assenza di serie riforme per mettere in sicurezza i nostri devastati conti pubblici, ci vorrà più di una bella etichetta renziana per evitarci un catastrofico effetto contagio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10