La lezione dell’Europa all’Italia “renziana”

“Se questa è l'Europa, tenetevela”. E loro se la tengono, caro Matteo Renzi. L’ennesimo vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Unione europea si è concluso con una netta sconfessione della politica italiana sull’accoglienza degli immigrati clandestini. Il fatto che si sia raggiunta una generica intesa sulla possibilità che anche altri Paesi possano accogliere, senza alcun vincolo obbligatorio, 40mila profughi provenienti dalla Grecia e dall’Italia nel prossimo biennio, non costituisce alcuna svolta nella filosofia di Bruxelles in materia di difesa del territorio comunitario dalle ondate migratorie incontrollate. I partner hanno detto a brutto muso al nostro premier che l’Unione non diventerà mai il luogo aperto, privato di frontiere, accessibile a chiunque senza limitazioni, vagheggiato dall’utopia cattocomunista. Per quanto appaia paradossale, nella vicenda immigrazione si è palesata una forma embrionale di unità politica europea mai vista prima.

Sconfessata la velleitaria ambizione renziana di convertire l’intero Continente al credo buonista, quel che è emerso l’altro giorno a Bruxelles indica che l’Europa potrebbe non essere solo un’espressione geografica, o un mercato, ma costituire una comunità organica unita da un destino. Comunque la racconti Renzi, il Consiglio dei capi di Stato e di Governo gli ha messo il guinzaglio per poterne condizionare le fughe in avanti sul fronte della solidarietà sgangherata. L’aver ammesso la possibilità di ripartire 40mila disperati - bicchiere mezzo pieno - significa aver stabilito che tutti gli altri clandestini che ci sono o che sbarcheranno in Italia - caraffa tutta vuota - saranno un nostro esclusivo problema. Quel che Renzi evita di dire, nel goffo tentativo di mascherare la sua sconfitta, è che questo presunto accordo chiude la pratica dell’accoglienza, non la apre. Dal punto di vista delle ripartizioni in quote, i 40mila rappresentano un’una tantum concessa a due Paesi male organizzati e non l’antipasto di quello che verrà dopo.

Mettiamola così: la decisione è uno sprone all’Italia a camminare sulle proprie gambe senza stare ad elemosinare l’altrui generosità. L’Unione ha stabilito di fare proprio il problema del contrasto all’immigrazione clandestina, non quello dell’accoglienza. Ciò significa che in materia di lotta alle attività degli scafisti, di accordi con i Paesi africani per il rimpatrio dei clandestini, di costi da sopportare per impedire gli sbarchi, l’Europa è pronta a fare la sua parte impegnando risorse finanziarie, strumentali e umane. Ma a farsi invadere non ci sta.

Ora che lo scenario è chiarito, dobbiamo sperare che il nostro Governo abbia imparato la lezione e cominci ad assumere misure serie per bloccare il traffico dei barconi. Ciò ci riporta dritti al nodo del problema che si chiama Libia. Tra qualche mese, se non si agirà rapidamente, saremo posti di fronte ad una drammatica alternativa: o riempire degli immigrati che nessun altro vorrà i nostri territori fino al collasso, oppure decidere di mettere piede sul suolo libico per fermarne alla fonte le partenze. Tertium non datur. Questo pavido Governo di insopportabili finti pacifisti continua a girare intorno al problema evitando di assumere scelte difficili. Ma non sarà per molto. Dopo un’estate scandita al ritmo di migliaia di sbarchi giornalieri saranno gli italiani sull’orlo dell’esasperazione a recarsi di persona sotto le finestre di Palazzo Chigi a urlare al suo inquilino abusivo tutta la rabbia per una situazione insostenibile. Allora non si tratterà di un normale preavviso, sarà già lo sfratto esecutivo. Di questo passo il chiacchierone Renzi altro che panettone, a Roma non ci mangia neppure i fichi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12