Ma Tsipras è solo un fascista

Con la Merkel e con Juncker, ma anche un po’ con Tsipras. Nessuno avrebbe mai immaginato di poter assistere ad un Renzi in versione veltroniana. E invece la vicenda greca ci ha messo in mostra un premier che, perse le certezze assolute che hanno guidato la sua marcia fino ad ora, decide di schierarsi dalla parte dell’Unione europea delle banche e della finanza, ma anche dalla parte dell’amico Tsipras che sta facendo di tutto per far saltare l’Europa dei circoli bancari e finanziari.

Nessuno discute che la faccenda sia da prendere con le molle. E che non sia semplice districarsi in una questione da cui possono derivare una serie di devastanti conseguenze per il nostro Paese. Ma se c’è un criterio certo per poter fissare una rotta che non sia ambigua e contraddittoria in una vicenda così drammatica ed esplosiva, questo criterio è quello della identificazione della natura dei contendenti. Sul dato che la Merkel e Juncker rappresentino l’Europa dell’egemonia tedesca e nordica e delle banche e della finanza da essa protette non c’è il minimo dubbio. Quest’Europa, ha detto Renato Brunetta parafrasando la celebre frase di Amendola padre a proposito dell’Italia pre-fascista , “non ci piace”. E su questo punto non sembrano esserci dubbi di sorta. Neppure a Renzi sembra piacere troppo un’Europa che lo ha rapidamente declassato da aspirante fenomeno a giovane chiacchierone italiano. Ma se quest’Europa non ci piace perché dominata dall’interesse nazionale teutonico e del blocco dei Paesi vassalli, ci può piacere Tsipras che di giorno in giorno mette a nudo la vera natura del fenomeno che sta pervadendo progressivamente l’intero Vecchio Continente e di cui è al momento il personaggio più rappresentativo?

Il giovane premier greco è un estremista di sinistra che ha deciso di usare il nazionalismo come strumento di lotta contro il capitalismo finanziario ottuso ed oppressore dei Paesi ricchi ed egemoni. Ma qual è il prodotto che nasce dall’intreccio tra estremismo di sinistra e nazionalismo e che porta inevitabilmente a gridare che non “è l’oro ma il sangue a fare la storia”? Nella prima metà del secolo scorso quel fenomeno si è chiamato fascismo in Italia e nazionalsocialismo in Germania. E ciò che si sta progressivamente espandendo in Europa a causa di una crisi economica che allora era la conseguenza della Prima guerra mondiale e che ora è la conseguenza lunga della fine della guerra fredda e del mondo in due blocchi, non è altro che fascismo allo stato nascente.

Tsipras, in sostanza, è un fascista. E quelli che simpatizzano per lui, anche se lo negano o non ne sono consapevoli, sono dei fascisti che indentificano nella commistione tra anticapitalismo post-marxista e neo-nazionalismo la sola ricetta in grado di far uscire dalla crisi. Una ricetta che prevede il ritorno al sacro egoismo nazionale per battere l’internazionale delle banche e dell’alta finanza globalizzate.

Quella ricetta, che porta inevitabilmente a derive di stampo autoritario, ha già dimostrato di essere sbagliata. Ma la suggestione è forte. E, a quanto pare, colpisce anche Matteo Renzi che, a sua parziale discolpa, non conosce la storia e pensa che Tsipras in fondo sia un ateo che crede in Papa Francesco quando, invece, è un fascista mascherato o, peggio, inconsapevole.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:20